Napoli, il vescovo Battaglia tra i ragazzi a Ponticelli: «Sono con voi, ora la vita riparte da qui»

Napoli, il vescovo Battaglia tra i ragazzi a Ponticelli: «Sono con voi, ora la vita riparte da qui»
di Giuliana Covella
Venerdì 15 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 16 Ottobre, 08:06
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«La camorra è solo la buccia, la vita è un’altra cosa». Con queste parole don Mimmo Battaglia ha lanciato il suo monito ai giovani di Ponticelli nella parrocchia della Beata Vergine di Lourdes. Una chiesa gremita di ragazzi, mamme, educatori e parroci del IX decanato guidato da don Federico Saporito, che hanno accolto il rappresentante della Chiesa di Napoli per lanciare il loro grido d’aiuto alla luce dell’escalation di violenza che da giorni insanguina le strade del quartiere. L’ultima morte, in ordine di tempo, quella di Carmine D’Onofrio, il 23enne freddato in un agguato davanti alla fidanzata lo scorso 6 ottobre. 

Al centro dell’incontro che si è svolto alla presenza del parroco don Corrado Maglione e degli altri parroci del decanato, il tema della sicurezza e del Patto educativo contro l’emergenza criminalità: «Ho chiesto alla società civile, al terzo settore, al mondo del volontariato, ma anche alla chiesa, alla scuola e alle istituzioni di aderire al patto entro il prossimo 5 novembre - ha detto don Mimmo - e a questo patto inviterò anche il Governo, perché i figli di Napoli sono una risorsa per tutta l’Italia.

Mentre ai sacerdoti dico: state in mezzo ai ragazzi, nei luoghi dove loro giocano, come strade e piazze». Arrivato intorno alle 19 Battaglia ha tenuto calamitata la platea dei parrocchiani, tra cui c’erano molti esponenti delle associazioni territoriali, per oltre un’ora affrontando la questione principale che i giovani di Ponticelli hanno sottoposto alla sua attenzione: l’emergenza criminalità. Tra i tanti, Simone, educatore e studente: «dopo tante uccisioni di innocenti in molti di noi è forte la tentazione di andar via da Napoli». Mentre un altro giovane operatore della Caritas si chiede «come distogliere le famiglie più disagiate che seguiamo dalla scelta di affidarsi alla malavita?». 

O Maria che, pur sottolineando «l’importanza di denunciare», si domanda «come si fa a superare la paura?». E ancora don Enzo, il vice parroco che, parlando a nome dei sacerdoti, s’interroga su «come si possano guidare le famiglie in contesti così difficili?». E infine Pasquale, che ha invitato tutte le realtà del territorio a partecipare, a essere unite e «fare fronte comune», un appello fatto proprio da don Mimmo. Quest’ultimo ha prontamente risposto a tutti, ribadendo che «è chiaro che non basta la nostra parte. C’è bisogno che la politica faccia la sua, che lo Stato sia più presente, ma non solo con le forze dell’ordine, bensì con investimenti e lavoro». Poi la promessa a un intero quartiere: «Mi farò portavoce delle vostre istanze - ha detto l’arcivescovo - perché avete diritto a risposte concrete. Non mi tiro indietro, perché leggo il dolore nei vostri occhi. Qui c’è bisogno di giustizia sociale». 

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A prendere la parola dalle panche anche Francesco Damiano, educatore che ha ricordato il sacrificio di Carmine D’Onofrio (23enne incensurato crivellato di colpi dai killer mercoledì scorso in via Luigi Crisconio, probabilmente perché figlio illegittimo del boss Giuseppe De Luca Bossa): «Era un ragazzo cresciuto con noi e con i gruppi dell’Azione cattolica, che appena una settimana fa è stato assassinato senza pietà. E noi cosa abbiamo fatto? Poco? Abbastanza? Potevamo fare di più? Queste sono le domande che continuiamo a porci. L’unica certezza - aggiunge Francesco - è che non vogliamo altre morti innocenti come quella di un ragazzo di 23 anni».

Poi il grido d’aiuto a Battaglia: «ci dia una mano a recuperare i tanti spazi abbandonati nel quartiere, che potrebbero essere utilizzati per altre attività per salvare questi giovani. Glielo chiedo come educatore e come padre di 4 figli», ha concluso con gli occhi velati di lacrime, ricordando poi ai cronisti all’uscita come Carmine fosse «buono, timido e amante del teatro». «Poi ci ha lasciati quando ha scoperto chi fosse realmente suo padre». 

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