Napoli, quante chiese in rovina:
così muore il tesoro della città

La facciata della chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea
La facciata della chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea
di Antonio Folle
Venerdì 5 Luglio 2019, 18:50 - Ultimo agg. 19:16
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Napoli è conosciuta nel mondo come città dalle cinquecento cupole. Un soprannome figlio dell'enorme quantità di edifici di culto sparsi in giro per la città e che rappresentano un esempio tangibile dell'enorme ascendente della Chiesa Cattolica su Napoli e sui napoletani. Ogni dinastia che ha regnato su Napoli - dagli Svevi agli Angioini, dagli Aragonesi ai Borbone - ha fornito il suo contributo all'edificazione di nuovi luoghi di culto che, in moltissimi casi, erano uno dei tanti mezzi utilizzati dai regnanti per tenersi buoni i devoti napoletani.
 

 

Un immenso patrimonio storico artistico che non sempre è tenuto in debita considerazione da parte delle istituzioni. La gran parte degli edifici appartengono alla Curia che - il gioco di parole è d'obbligo - non sempre si cura del patrimonio che avrebbe il dovere di gestire. Ad oggi sono circa 200 le chiese che giacciono abbandonate o, comunque, in cattive condizioni di conservazione. Il degrado degli antichi edifici di culto ha cause disparate. I danni più ingenti derivano direttamente dal devastante terremoto del 1980. Il sisma che colpì la città provocò la chiusura di un enorme numero di chiese - come la chiesa della Santissima Trinità alla Cesarea - che, ad oggi, restano ancora sbarrate per il pericolo crollo. La Seconda Guerra Mondiale, con i terribili bombardamenti alleati, si piazza al secondo posto di una ideale classifica di danneggiatori delle chiese napoletane. 

La particolare stratificazione della città, con edifici costruiti direttamente su edifici più antichi, non ha risparmiato le chiese. Può capitare così - è caso della chiesa di San Nicola dei Caserti, a due passi da via Tribunali - di vedere anchi portali barocchi spuntare direttamente dai moderni edifici dove troneggiano i grossi - e orribili - condizionatori. 
 

Il Risanamento voluto dai Savoia ha rappresentato la pietra tombale per moltissime chiese. È il caso della chiesa di San Giacomo degli Italiani  - già chiesa di San Giacomo dei Pisani, voluta dai rappresentanti della potente repubblica pisana come chiesa nazionale nel territorio del Regno di Napoli - abbattuta e poi ricostruita a qualche metro di distanza. Le devastazioni dell'immensa speculazione edilizia di fine ottocento non hanno risparmiato nemmeno la chiesa di Santa Maria in Cosmedin, un edificio di culto eretto, secondo alcune leggende, addirittura dall'Imperatore Costantino I nel 200 dopo Cristo. Per consentire lo spianamento che avrebbe consegnato alla città il corso Umberto I, infatti, una intera ala dell'antica chiesa fu abbattuta, privando per sempre la città di uno degli esempi più belli del barocco napoletano. 
 

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