Napoli, Villa Livia in agonia: saccheggiata e abbandonata

Napoli, Villa Livia in agonia: saccheggiata e abbandonata
di Paolo Barbuto
Giovedì 31 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 1 Aprile, 11:12
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Infilarsi nei vialetti di Villa Livia è un tormento di macerie, vegetazione incolta, animali ripugnanti; raggiungere la facciata che guarda il cancello d’ingresso e scoprirla a un passo dal crollo, è un pugno allo stomaco. La strabiliante villa-museo al centro del parco Grifeo, sta esalando l’ultimo respiro. Nel disinteresse generale. Quella casa non ha mai avuto vita facile: appartiene al Museo Filangieri dalla metà del secolo scorso, ceduta con il suo contenuto d’arte e storia, affinché le collezioni raccolte dall’illuminato Domenico De Luca Montalto non andassero dissolte. Sessant’anni dopo, invece, la dissoluzione è già a buon punto.

La storia recente è legata alla cronaca. La custode, secondo una sentenza del 2020, aveva iniziato a vendere ai collezionisti gli oggetti d’arte della villa. Le indagini dei carabinieri, scaturite dopo una denuncia dell’allora fresco direttore del Filangieri, Paolo Iorio, si strinsero attorno alla donna alla quale venne comminata una pena di tre anni da scontare ai domiciliari.

E siccome la sua abitazione era nel cortile di Villa Livia, la donna, con la sua famiglia, restò dentro la casa che aveva contribuito a spogliare; e a nessuno fu più permesso di entrare, nemmeno a chi avrebbe dovuto occuparsi di fermare cedimenti e crolli. Una vigorosa azione del Filangieri ha portato allo sgombero della donna e della sua famiglia nello scorso novembre. Da quel giorno, però, nulla è cambiato, nessuno è andato a prendersi cura della villa, non una sola azione per bloccare il degrado che, nel frattempo, ha definitivamente abbracciato quel luogo.

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Il corpo principale di villa Livia non sembra ulteriormente violato dai ladri. I portoncini sono ben chiusi, le serrande mezze spaccate ma almeno ancora abbassate, forse nessun malintenzionato c’è entrato più. Di certo, però, è entrata acqua piovana a fiumi, lo si intuisce dalle continue percolazioni che proseguono anche quando la pioggia è svanita da ore, lo si percepisce dai muri esterni, inzuppati, dai quali gli intonaci hanno iniziato a disgregarsi e a crollare, lo si vede materialmente nelle colonne che reggono (ancora per poco) la terrazza al primo piano. Quei fusti di sostegno sono ridotti a brandelli di ferro e pietra, colpa anche del crollo di uno stanco pino che qualche anno fa andò a impattare proprio con la terrazza, provocando le prime lesioni mai sistemate e oggi irriparabili. Il porticato davanti al portoncino d’ingresso è pericolante, l’antico lume di ferro si regge con sofferenza e ogni tanto lascia cadere giù un pezzettino; la fontana che regalava giochi d’acqua agli ospiti, adesso è riempita con un vecchio boiler; i percorsi che conducono alla zona inferiore della villa sono ricoperti da macerie e pezzi di ciclomotore smontati.

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Ma che ci fanno quei rottami d’officina dentro villa Livia? La vergogna si manifesta davanti al portone, sfondato e lasciato aperto, della casetta che si trovava di fianco all’abitazione dei custodi. Nella pagina dedicata a Villa Livia, le guide della città spiegano che «nella dependance della villa ha sede, dagli anni sessanta, il Centro Internazionale di Studi Numismatici». Le guide dovrebbero essere aggiornate: nella dependance, in mezzo all’archivio con i preziosi calchi delle monete, qualcuno aveva allestito un’officina nella quale si montavano e smontavano motocicli e automobili. Questo è il luogo nel quale maggiormente si percepisce lo sfregio alla cultura e all’arte. Tutt’intorno gli armadi con la memoria delle monete, antiche e recenti, conservate nella collezione del centro studi, al centro il bancone pieno d’olio, qualche arnese lasciato perché non più utile e, ovunque, pezzi d’auto e di moto. 

Sui faldoni alla sinistra della sala archivio c’è il sellino di un ciclomotore fabbricato a Taiwan, in mezzo ai calchi delle monete romane c’è il cruscotto di una Fiat, forse una vecchia “Tipo”, negli schedari numismatici che raccontano una maniacale precisione, sono infilate a casaccio le recenti “schede vettura” con data della riparazione, materiale usato, cifra pagata per il servizio. Villa Livia non merita questo. 

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