Napoli violenta, il parroco in trincea: «Aiutava gli stranieri, il tabaccaio ucciso non era razzista»

Napoli violenta, il parroco in trincea: «Aiutava gli stranieri, il tabaccaio ucciso non era razzista»
di Melina Chiapparino
Sabato 6 Luglio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 12:44
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Daniela, Lucia e Alessia hanno suonato, cantato e pregato ieri sera, come ogni venerdì, nella loro parrocchia, a Calvizzano. La moglie e le due figlie di Ulderico Esposito, il tabaccaio morto dopo l'aggressione da parte di uno straniero, non hanno rinunciato alla celebrazione dell'Adorazione Eucaristica nella Chiesa di San Giacomo Apostolo. La comunità di fedeli che per loro, è stata e continua ad essere una casa accogliente, potrà essere ora il «luogo dell'anima dove cominciare un percorso sul senso del perdono che deve avvenire e avverrà», come ha spiegato don Ciro Tufo. È lui, il sacerdote napoletano che da 10 anni guida la parrocchia calvizzanese, a raccontare chi era il 52enne napoletano ucciso da un pugno al volto.
 

Chi era Ulderico?
«Ulderico era una persona dal cuore grande, frequentava assiduamente questa comunità e insieme alla sua famiglia, partecipava ai gruppi spirituali Cana, alle esperienze di preghiera organizzate dalla chiesa, ai ritiri spirituali e soprattutto alle attività di volontariato. Mi aiutava a preparare e organizzare i pasti per i poveri e gli immigrati, donando il suo tempo e servendo lui stesso il cibo ai tavoli. Si prendeva cura del prossimo ed era sempre pronto a dare una mano a chi si trovava in difficoltà, senza differenze di colore di pelle. Adesso più che mai è importante dire che per lui non contavano le provenienze, la religione o le diversità, non era di certo razzista».
 
Perché è importante questa precisazione?
«Nel raccontare questa vicenda e nell'interpretarla, ci sono state varie informazioni scorrette riguardo l'atteggiamento di Ulderico, come se avesse avuto qualcosa contro lo straniero, in quanto extracomunitario. Una notizia assolutamente falsa che non trova alcun fondamento, anzi c'è da dire che il tabaccaio fu uno dei primi ad aiutare il nigeriano, portandogli cibo e cercando di andare incontro ai suoi bisogni. Questo avveniva circa 2 anni fa, quando l'extracomunitario ha cominciato a frequentare la zona della metropolitana di Chiaiano. Ulderico non si è tirato indietro nel dargli aiuto».

Cosa è accaduto dopo?
«Con il tempo, il nigeriano ha iniziato a importunare i clienti e a mostrare atteggiamenti molto aggressivi che sfociavano sempre in insulti e minacce. Non aveva nessuna remora a prendersela con chiunque, anche con le anziane che magari non gli davano qualche moneta. Intimoriva le persone, al punto che Ulderico ha segnalato più volte i suoi comportamenti sia parlandone con le forze dell'ordine che inviando mail formali all'Anm, dove descriveva le cose che accadevano e che riteneva pericolose. Ulderico non c'entrava nulla con il razzismo, semplicemente non sopportava i soprusi, l'arroganza e la violenza da qualunque parte queste provenissero».

Si sarebbe potuta evitare questa morte tragica?
«Se tutti avessero fatto la loro parte, probabilmente le cose sarebbero potute andare in maniera diversa. Ricordo che Ulderico mi diceva che, alle sue segnalazioni, la maggior parte delle volte si sentiva rispondere: se non fa nulla, non possiamo intervenire. Non è possibile che si debba sempre aspettare l'irreparabile per poter agire concretamente e di questo anche lui ne era convinto, perché spesso ricordava l'episodio della guardia giurata uccisa da una gang di ragazzini. Mi diceva perché in una città bella come Napoli non si può vivere tranquilli?. E non si trattava di stranieri perché come lui stesso mi ripeteva: La violenza non ha colore».

C'è chi punta il dito sulla presenza non controllata degli extracomunitari. Lei cosa pensa?
«Il problema non sono gli extracomunitari ma come li accogliamo e ciò che a loro viene offerto. Dall'ozio nasce il peccato e questo riguarda l'intera umanità, indipendentemente dalla provenienza di ciascuno di noi, perciò bisogna investire sulle persone e su un tipo di accoglienza programmata e organizzata. Qui vicino la chiesa, a pochi passi da noi c'è Villa delle Rose dove gli immigrati sono stati stipati da oltre due anni senza offrirgli alcun servizio, senza dargli la possibilità di fare qualcosa per loro stessi e la comunità. Questi disagi creano situazioni pericolose che mettono a rischio gli stranieri e la collettività».

Perdona l'aggressore?
«Ulderico era un vero cristiano e la giustizia deve fare il suo corso. Noi da cristiani perdoniamo e dobbiamo perdonare, per noi stessi e per credere nel pentimento di chi ha sbagliato ma il perdono non elimina la colpa».
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