Voragine nel rione Sanità a Napoli, la svolta: nelle cave un garage abusivo con 750 auto in più

Voragine nel rione Sanità a Napoli, la svolta: nelle cave un garage abusivo con 750 auto in più
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 31 Maggio 2021, 23:48 - Ultimo agg. 1 Giugno, 18:01
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Le hanno contate e non ci è voluto molto a capire che qualcosa, là sotto, davvero non tornava. Ne erano circa ottocento, decisamente troppe rispetto al numero dichiarato (una cinquantina), secondo la disponibilità originaria degli spazi. Ottocento automobili in un’autorimessa ricavata nelle pancia di Napoli, in quel dedalo di cave di tufo su cui è stato edificato il corpo di Napoli. Eccole le conferme che emergono dalle indagini effettuate nelle ultime tre settimane, a partire dal crollo di vico San Marco a Miradois. Ricordate la storia del giardino crollato? Dello sprofondamento che ha reso necessario l’allontanamento di decine di nuclei familiari? Inchiesta per disastro, si scava in due direzioni: nel sottosuolo, per verificare l’esistenza di eventuali abusi, che possono aver provocato la voragine; e nelle carte municipali, per capire quali sono stati i permessi rilasciati per consentire un’attività di autorimessa. Un punto decisivo, quest’ultimo: c’era un garage autorizzato, lì sotto? Già, ma poteva ospitare una cinquantina di auto, non di più. E invece? Ce ne erano troppe: duecento nella zona sottostante il crollo; molte di più nelle aree adiacenti, nelle cave che sono state perlustrate in questi giorni, tanto da arrivare ad un surplus tutto da chiarire: 750 vetture in più. Troppe, secondo una primissima ricognizione, non tutte da attribuire all’autorimessa finita al centro delle indagini, i cui titolari - dal canto loro - rivendicano la correttezza delle proprie attività.

Si indaga su siti abusivi, prestanome e incassi facili nel sottosuolo. Indagine condotta dal pool guidato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, c’è una ipotesi battuta sin dalla primissima fase di questa storia: qualcuno potrebbe aver realizzato lavori di sbancamento non consentiti, rimuovendo dei punti cruciali del delicato equilibrio tra mondo di sopra e mondo di sotto, tra la realtà in superificie e l’ex bacino di estrazione tufacea di Napoli. Potrebbero aver colpito un muro portante, provocando il disastro. Ricordate cosa accadde il 14 maggio? Un venerdì notte, una sorta di miracolo tra la Sanità e Capodimonte: una voragine in un giardino, imploso in pochi minuti. Franato su un mondo che brulicava da tempo, giorno e notte. E le foto a disposizione del Mattino lo confermano: un camion è stato interamente avvolto dal terreno, assieme a cellule fotoelettriche e ad altri strumenti utili per lo scavo.

Lavori sotto inchiesta, un intero cantiere è stato sequestrato. Ed è da questo punto che hanno preso le mosse le indagini sulle auto: troppe, affidate a chissà quanti soggetti. Scenario simile, rispetto a quello che sta venendo fuori nella zona immediatamente a ridosso l’area del crollo. Spettacolo già visto in indagini che hanno riguardato presunti abusi consumati nel sottosuolo di Napoli. A pochi chilometri di distanza, c’è stato lo stesso scenario, appena due anni fa, quando venne registrato il crollo nella chiesa all’interno del complesso degli Incurabili. Anche in questo caso, stando alle indagini finora condotte, ci sarebbe l’abbattimento di un muro portante, sempre nel tentativo da parte di qualcuno di recuperare più spazio. Inutile dire, che lo spazio serviva per creare dei garage in cui ospitare sempre più vetture. 

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Ma in che condizioni si trovano le persone costrette a lasciare le proprie abitazioni in vico San Marco a Miradois? Vivono in attesa, nella speranza di poter fare ritorno a casa a stretto giro. Diversi i contatti con il Comune di Napoli, c’è un appuntamento in agenda previsto per il nove giugno. Chiedono una sistemazione, di fronte alle spese sofferte in questi giorni e alla mancanza di certezze nel futuro. Spiegano al Mattino: «Non possiamo rimanere appoggiati a vita da parenti e amici, in quelle case c’è tutta la nostra storia, qualcuno si deve fare carico di quanto avvenuto». Un capitolo, quest’ultimo, che sposta l’attenzione sulla mancanza di controlli pubblici, dopo aver concesso il diritto ad allestire autorimesse in quel territorio: quante potevano essere parcheggiate? E quante ce n’erano in eccesso? A chi spettavano i controlli?
 

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