Napoli zona gialla, assalto al lungomare e weekend a rischio caos: «Vigilantes tra i clienti»

Napoli zona gialla, assalto al lungomare e weekend a rischio caos: «Vigilantes tra i clienti»
di Gennaro Di Biase
Lunedì 26 Aprile 2021, 23:30 - Ultimo agg. 27 Aprile, 20:27
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Chi sorride servendo i clienti, chi sospira e non riapre. Chi resta aperto per una questione di immagine e chi invecec non è riuscito a occupare neppure un angolino di marciapiede. Chi lamenta «l’ingiustizia» e chi si compiace con il provvedimento del Governo. Le contraddizioni del Decreto riaperture, che ha consentito di far riaccomodare gli avventori solo ai tavoli dei pubblici esercizi muniti di spazi esterni, ieri sono diventate realtà in ogni zona della città. Bene lungomare, Borgo marinari e zone dotate di gazebo. Male le trattorie del centro storico, della Pignasecca, e le pizzerie dei vicoli. La pandemia modifica gli spazi, salva certe attività e ne e lascia al palo delle altre: è la roulette del Covid

Si vede un po’ di tutto, da Santa Lucia al centro storico, passando per il lungomare. Ristoratori e baristi esclusi dal provvedimento del Governo hanno adottato soluzioni di ogni tipo pur di provare ad aprire.

Angoli di marciapiedi occupati da tavoli appena aggiunti per implementare il servizio all’aperto (Santa Lucia); un tavolo messo “a protezione” di altri due tavoli esterni, quasi sulla carreggiata (Pignasecca); volti sorridenti di camerieri di sala che aspettano o accolgono i prenotati (via Partenope); separé di distanziamento tra i tavoli su cui vengono rappresentati i principali monumenti cittadini (piazza del Gesù); saracinesche abbassate, tante, specialmente al centro storico, solo per citarne alcune: Pizzeria ‘900, Trattoria Nanni in via Senise - con tanto di murale che raffigura un Totò dallo sguardo perplesso sulla serranda, La Locanda di Robin Hood, Japanese Restaurant. Off limits anche la storica Locanda del Cerriglio, in centro. Insomma, il contrasto tra chi riparte e chi no, c’è, e stride parecchio: stesso settore, umori diversi.

Tante le voci e i destini che si incrociano nel primo pranzo finalmente in zona gialla. Speranza e delusione si trovano a pochi metri di distanza, talvolta sullo stesso marciapiede. «Abbiamo aggiunto questi due tavoli, ma è tutto inutile - sospira Rosario Buonocore, della nota Tripperia Le Fendraglie in Pignasecca - è un’ingiustizia: non tutti sono disposti a mangiare per strada. Sarebbe stato meglio se mi avessero fatto mettere un tavolo in meno in sala con i dovuti distanziamenti: almeno mi avrebbero fatto lavorare. Così non serve a niente. Ho messo i tavoli senza tovaglie, giusto per far vedere che il locale è vivo». 

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Tutta un’altra storia in via Partenope, dove il lavoro non manca e il servizio avviene principalmente all’aperto, vista mare (e transenne, visto che l’area del muretto crollato per la mareggiata non è ancora stata riconsegnata). «Abbiamo avuto tra i 70 e gli 80 prenotati per pranzo - dice Antonio Della Notte, titolare di Antonio&Antonio - Ma questo provvedimento va abolito: cosa cambia tra interno ed esterno, se si rispettano distanziamenti e regole anti-contagio? Credo saranno le stesse istituzioni a cambiare idea, perché purtroppo in questi giorni assisteremo a un sovraffollamento all’aperto. Per il weekend prenderemo le guardie giurate, ma ci auguriamo di poter contare sull’aiuto della forza pubblica». Tornando in centro, c’è anche chi va a tentoni: «Abbiamo riaperto il locale in via Nilo - racconta Vanessa Dalban di Tandem - Per quello di piazza del Gesù aspettiamo almeno qualche giorno: vediamo prima come va». Tra coloro che sono senza spazi esterni figurano anche attività di rilievo (da Starita a Sorbillo ai Tribunali), fino a noti ristoranti di cucina tradizionale: «Ieri abbiamo fatto appena 4 consegne - spiega Massimo Di Porzio, titolare di Umberto a Chiaia - Visto che tanti hanno aperto, circa 2000 esercizi, il take away e il delivery sono definitivamente crollati. Chi può è andato a mangiare fuori. A questo punto, continueremo a stare aperti per questioni puramente simboliche». 

 

«Resistiamo e teniamo duro - dice Francesco Palermo di Antica Latteria a Chiaia - ma ovviamente ieri le consegne hanno avuto un ulteriore crollo del 50%. Abbiamo fatto solo 40 dei 70 piatti che prepariamo di solito. Continueremo per immagine e per orgoglio». «Non ha senso per noi aprire per delivery o take away - racconta Angela Di Pascale, titolare della storica Locanda del Cerriglio - Siamo collocati nel vicolo più stretto di Napoli, e il nostro è un locale di accoglienza a cena. Non mi aspetto più nulla dalle istituzioni, che ci hanno messo in una situazione insostenibile. Siamo pieni di lacrime». 

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