Napoli zona rossa, il maestro presepaio: «La via dei pastori è morta, arrivano offerte dai cinesi»

Napoli zona rossa, il maestro presepaio: «La via dei pastori è morta, arrivano offerte dai cinesi»
di Gennaro Di Biase
Domenica 15 Novembre 2020, 11:00 - Ultimo agg. 18:40
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«San Gregorio Armeno si trova oggi in uno stato di lentissima agonia, anzi è quasi già morta»: stavolta Marco Ferrigno, uno dei più noti pastorai della via del presepe napoletano famosa in tutto il mondo, non mostra il suo consueto sorriso sereno: «L'ultima volta che ho sorriso in bottega è stato nel 2019», aggiunge. La sua voce è piena di angoscia. Dovremmo essere nel pieno della fiera natalizia, ma la pandemia, dopo aver rubato praticamente tutte le attività essenziali per gli artigiani del centro (cerimonie, feste di laurea, turismo), ha cancellato anche il Natale: «Un deserto come quello di ieri qui a novembre non si era mai visto». 

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Com'è andata nell'ultimo giorno di zona gialla?
«Ieri mattina a San Gregorio c'erano i nostalgici.

I napoletani, come in Natale in Casa Cupiello di Eduardo De Filippo. Hanno comprato sughero e pastori per fare il presepe a casa durante il lockdown. San Gregorio non è mai stata tanto deserta come in questo periodo. Siamo esclusi dai ristori e del tutto abbandonati dalle istituzioni. Personalmente continuerò a stare in negozio da oggi per le ordinazioni sul sito e le consegne tramite corrieri. Mi metterò al mio tavolo e continuerò a fare pastori finché mi sarà possibile. Stare a casa non avrebbe senso. Se non lavorassi a Natale non mi sentirei più un artigiano di San Gregorio Armeno. Proveremo a vendere le statuine e i pezzi del presepe attraverso il sito, e come me faranno anche altri artigiani. Però è assurdo che una delle strade più famose del mondo sia stata dimenticata in questo modo. Se ci hanno abbandonato è perché siamo pochi, solo trentasei artigiani, e quindi non abbiamo abbastanza peso per il governo e per la Regione».

C'è il rischio che qualche bottega fallisca?
«Le dico solo che nelle ultime settimane tanti artigiani di San Gregorio in difficoltà sono stati contattati da cinesi che vogliono rilevarne l'attività. Spero che non accadrà, ma credo che sia possibile che qualcuno venda. Sono arrivate già cinque o sei offerte. Sarebbe comprensibile, del resto: chi non ha soldi e si vede arrivare un'offerta di 50mila euro in contanti potrebbe cedere, anche se la strada perderà la sua peculiarità natalizia. Allo Stato non sarebbe costato tanto stanziare 20mila euro per ogni bottega. Migliaia di bar rientrano nella legge ristori, noi invece siamo completamente rovinati».

Tra il 14 novembre del 2019 e il 14 novembre del 2020 di quanto si sono ridotti gli incassi?
«Abbiamo fatturato il 90% in meno. Praticamente si fa prima a dire che per noi il 2020 non è mai esistito. A San Gregorio l'indotto si basa su turismo, cerimonie e feste di laurea: niente di tutto questo c'è stato nell'anno in corso. E poi ci chiudono a Natale. Io parlo da privilegiato, perché sono uno dei maestri principali della strada, ma in definitiva San Gregorio è quasi morta. È agonizzante. Sono davvero triste per tanti colleghi di una vita, oltre che preoccupato per me stesso».

Lei ha ricevuto aiuti dallo Stato?
«In totale 3200 euro, ma una bottega paga 1300 euro al mese d'affitto. La corrente costa circa 400 euro al mese. Oltre al danno poi c'è la beffa: avevamo prodotto i pastori nei mesi scorsi, quando si respirava aria di ripresa e di uscita dalla pandemia, ma non serviranno più. Le novità erano il De Luca con il lanciafiamme, Biden, Bryant. Ma ormai niente di questo ha più senso».

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