Non hanno chiesto aiuti o altre forme di sostegno ad hoc, ma solo la possibilità di riaprire le proprie attività in sicurezza per riprendere il lavoro. Una richiesta semplice quella delle partite iva, dei lavoratori autonomi e degli artigiani che questa mattina, si sono dati appuntamento in piazza del Plebiscito per discutere sul da farsi e incontrare il prefetto. Una categoria intera, rappresentata in Campania da 16.000 imprese, che nell'arco di questi ultimi dodici mesi hanno perso almeno 20 milioni di euro.
«A questi lavoratori va restituita la dignità – afferma il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo – che in quest'ultimo anno gli è stata sottratta.
Un baratro in cui sono caduti centinaia di parrucchieri e titolari di centri estetici, sempre più sicuri di non essere veicoli di contagio. «Siamo sicuri quanto i centri medici – afferma l'artigiano Giuseppe Piras – e con tutti i protocolli presi sino ad oggi non si è mai registrato nessun positivo tra i nostri clienti. Cambiamo mascherine ogni tre ore, ci laviamo le mani, sanifichiamo gli abiti dei nostri clienti ed abbiamo diffusori in tutti i reparti dei saloni. Se non è sicurezza questa, non lo è neanche quella dei centri medici. Per questo continuiamo a non capire come mai stiamo continuando a pagare questo prezzo così salato. Il pericolo non viene dalle nostre attività».
In piazza però, oltre alla classe degli artigiani hanno voluto manifestare anche le cosiddette “categorie fantasma”. Quelle come – ad esempio – i wedding planner e gli operatori di cerimonie. «Noi non siamo mai stati considerati – affermano – e solo lo scorso anno siamo stati inseriti nel comparto del turismo dalla regione Campania. Questo ci ha permesso di prendere all'incirca 2.000 euro ma sono forse il 5% del nostro fatturato. Continuare di questo passo vuol dire fallire certamente e non ce lo possiamo permettere, abbiamo case e famiglie da mantenere e non ci arrendiamo a questa situazione. Con la protesta di oggi vogliamo mettere un punto fermo su questa vicenda. Bisogna tornare a lavorare e bisogna farlo subito».