Farmaci e mascherine in regalo alle persone più fragili. Papa Francesco non si è limitato a offrire un presepe messicano da mettere all'asta per aiutare la Casa di Tonia ma ha inviato qui a Napoli - come in altre città d'Italia - i doni dell'Elemosineria Apostolica: «Un segno di vicinanza e solidarietà del Santo Padre - spiega Konrad Krajewski, don Corrado come gli piace farsi chiamare, l'elemosiniere di Bergoglio - in questo momento di prova e difficoltà». La settimana scorsa qui a Napoli, mercoledì a Bologna e ieri a Siena. Nei pacchi inviati dal Vaticano farmaci contro il raffreddore e l'influenza, mascherine, guanti, gel disinfettante e prodotti per l'igiene personale. Una bella sorpresa per i poveri di Napoli e per la Caritas diocesana che nei giorni scorsi aveva lanciato l'allarme: «Abbiamo bisogno dei dispositivi di sicurezza quasi più del cibo. Le mense sono piene di gente, gli ospiti continuano ad aumentare e guanti e mascherine non bastano più». Il Covid ha cambiato pure il volto della povertà. O meglio: ha reso fondamentali cose di cui prima non c'era alcun bisogno e che invece, oggi, è assolutamente indispensabile acquistare.
IL MONITO
Anche il cardinale Sepe - durante la presentazione dell'asta di beneficenza in programma il prossimo lunedì - ha nuovamente affrontato il tema dell'indigenza e di quanti vivono condizioni di assoluto disagio.
LA CONSEGNA
Il progetto - iniziato su scala nazionale lo scorso maggio a Milano, Roma e Piacenza - oltre alla consegna di cibo per le famiglie in difficoltà, prevede anche la distribuzione mensile di un pacco di prodotti per la pulizia della casa e uno per l'igiene personale. «Qui a Napoli siamo partiti il 31 ottobre con circa 100 famiglie nei quartieri di Pianura, Soccavo e Ponticelli e per la fine di dicembre contiamo di arrivare a 600 pacchi a settimana per 550 nuclei familiari che noi accompagneremo in questo percorso fino alla fine di marzo 2021 - dichiara Peppino Fiordelisi, coordinatore dei volontari di Emergency in Campania -. Nelle nostre consegne incontriamo spesso chi lavorava presso una pizzeria o un ristorante, magari in nero e ha visto il proprio impiego sfumare nel nulla, così come chi lavorava nel turismo. Senza contare che sono molte le famiglie in cui entrambi i coniugi hanno perso ogni fonte di reddito e si trovano in condizioni economiche difficili».
LA CARITAS
Da Emergency ai centri di ascolto: «La pandemia - spiega il delegato regionale Carlo Mele - ha fatto emergere anche povertà e sofferenze di natura relazionale e professionale. Ai nostri centri di ascolto, alle mense, ai dormitori si sono rivolte tante persone in più rispetto al passato. Servizi che non possono essere l'unica risposta alla collettività. Commercianti, ristoratori, ambulanti: da otto mesi sono fermi senza che nessuno li aiuti. I bonus del governo sono lenti. L'arrivo dei vaccini è una speranza ma porta anche titubanza su quando, e se, tutto questo finirà. Anche i servizi sociali sono lenti mentre le risposte devono essere immediate. Da soli non possiamo farcela».