«Capodanno sicuro», dall'ospedale Pellegrini la campagna anti botti del dottor Caruso

«Capodanno sicuro», dall'ospedale Pellegrini la campagna anti botti del dottor Caruso
di EMANUELA SORRENTINO
Martedì 29 Dicembre 2020, 22:33 - Ultimo agg. 2 Gennaio, 22:57
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Dodici consigli utili per un Capodanno sicuro. Sono quelli del dottor Leopoldo Caruso, dirigente medico del reparto di Chirurgia della mano dell’ospedale Pellegrini di Napoli. Da anni in prima linea sia nella campagna anti-botti nelle scuole e affrontando tantissimi casi in corsia e in sala operatoria, lo specialista ha redatto una serie di regole da rispettare se si vuole festeggiare - anche in questo periodo di lockdown – in modo corretto.

“Non basta dire non sparare. Sappiamo che si spareranno botti come sempre, sono stati fatti già sequestri di fuochi illegali in questi giorni - precisa il dottor Caruso - e allora bisogna andare oltre questa raccomandazione ovviamente non certo incentivando a sparare ma dando consigli come quello di avere sempre dell’acqua a portata di mano, di fare attenzione a non raccogliere fuochi trovati in terra o inesplosi. Non tutti, infatti, sanno che a parte le emergenze della notte di Capodanno, ci troviamo spesso a soccorrere persone che si feriscono nei giorni successivi al 31 dicembre. Una circostanza che si verifica spesso, che preoccupa non poco e che interessa soprattutto i giovani tra i 13 e i 25 anni. Per i “fuochisti irriducibili” ho pensato a una serie di regole raccolte in passato anche in un libro”.

Ricorda un caso il dottor Leopoldo Caruso. Quello di Raffaele Cirella che il 31 dicembre 2019 per evitare che un botto colpisse il figlio, istintivamente allontanò il petardo con la mano. Da lui all'ospedale Pellegrini arrivò qualche giorno più tardi, dopo che in un'altra struttura stavano per amputargli ciò che rimaneva della mano. Dopo una decina di interventi compiuti dal dottor Caruso con i suoi colleghi di reparto tra cui il dottor Fusco, Raffaele Cirella oggi riesce ad avere presa e a lavorare anche se c’è ancora da intervenire per migliorare l’apertura di due dita.

“Questo caso è senza dubbio da ricordare.

Tv e giornali prima che venisse all’ospedale Pellegrini riportavano nelle cronache del Capodanno che al paziente era stata amputata la mano. Arrivò da me qualche giorno dopo, certo era ad alto rischio amputazione, aveva sviluppato una infezione importante ma noi lo abbiamo trattato diversamente: è stata una sfida intervento dopo intervento, un iter lungo un anno e che proseguirà ma che ha dato finora ottimi risultati. Abbiamo lavorato sulla presa, sui tendini, muscoli, insomma un lavoro che abbiamo documentato anche con tante foto insieme scattate nel periodo pre Covid. La più grande soddisfazione? Una fotografia che il paziente mi ha inviato ad agosto in cui mi faceva vedere come lavorava nella costruzione di una piscina”.

I traumi da petardo sulla mano hanno un iter particolare: bisogna asportare materiali necrotici, carta, lasciare una via d’uscita per la polvere da sparo, mantenere in asse le ossa, favorire la vascolarizzazione in modo che il sangue arrivi alle dita.

In collaborazione con la Asl Napoli 1 Centro guidata dal manager Ciro Verdoliva, il dottor Leopoldo Caruso con il fratello - e prima ancora il padre - è attivissimo nella sensibilizzazione dei più giovani: “I ragazzi delle medie e delle superiori dove in questi anni abbiamo mostrato foto di mani distrutte dai botti di Capodanno assistono sempre con attenzioni alle nostre testimonianze. Abbiamo riscontrato una riduzione del 30% di incidenti. Speriamo di poter continuare quando tornerà la scuola in presenza”, conclude il dottor Caruso.

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