Il neomelodico contro i pentiti: «Cerco attori con mentalità mafiosa per il mio videoclip»

Il neomelodico contro i pentiti: «Cerco attori con mentalità mafiosa per il mio videoclip»
di Gennaro Di Biase
Domenica 26 Luglio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 27 Luglio, 13:06
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Social, “gomorrismo” e musica neomelodica. Ecco gli ingredienti connessi tra loro della querelle andata in scena nelle ultime ore su Facebook. «Stiamo in cerca di ragazzi e ragazze per il nuovo video del brano “Nun se po’ credere” (continuo del brano “’A società”) preferibilmente con mentalità mafiosa e con voglia di riprese sanguinose, sparatorie, e pronti per spostamenti internazionali per scene». Questo è infatti il post apparso il 25 luglio sul profilo Facebook del cantante neomelodico di Secondigliano Gino Ferrante, rimosso ieri dopo decine di like, commenti di adesione e qualche faccina perplessa. Un vero e proprio casting via social, proposto con parole forti, in qualunque modo le si interpreti. «Molti cittadini sconcertati - commentano il consigliere regionale Francesco Borrelli e lo speaker radiofonico Gianni Simioli, che hanno ricevuto la prima segnalazione – ci hanno fatto notare queste righe scioccanti pubblicate dal cantante. Siamo all’assurdo. Non comprendono le conseguenze delle loro azioni e inneggiano consapevolmente alla criminalità organizzata, un pessimo esempio per centinaia di ragazzini che ascoltano quei brani. Abbiamo segnalato il post alla polizia postale». «Se Gomorra ha tutti questi permessi – controbatte Ferrante – perché noi di Secondigliano non possiamo esprimerci in modo chiaro?». 

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Partiamo dal testo di “Nun se po’ credere”, tutt’altro che edificante dal punto di vista della lotta alla criminalità organizzata: «Niente ‘cchiu è comm ‘a na vota. Mo’ se campa senza orgolio, nun ce sta ‘cchiu l’omertà», recita la strofa. E ancora: «Chi ha tradito a tutt ‘e frat carcerati, chi si è votato contro ‘o pat e si è pentuto». I collaboratori di giustizia, in altre parole, non sono esattamente esaltati dal testo. «I lettori sono liberi di interpretare quello che viene scritto sui social - continua Ferrante - Io sono di un quartiere molto criticato di Napoli, sono nato e cresciuto a Secondigliano: non posso non parlare di ciò che esiste in queste zone». 



Lo stesso Ferrante prova a giustificarsi fornendo un paragone col “gomorrismo”, che - col suo linguaggio iper-reliastico - non appartiene certamente alla categoria della satira: «Anche in Gomorra ci sono tante di quelle scene – prosegue – Io vedo la fiction e quello che accade nella serie, perché io poi mi devo limitare? Se Gomorra ha tutti questi permessi, perché non mi posso esprimere in modo chiaro? Vorrei fare un cortometraggio su questo brano che sia realistico come Gomorra. Queste grandi produzioni sono venute a Secondigliano a girare. Adesso, spero che la gente di Secondigliano possa protagonista di nuove scene a casa propria. Noi di Secondigliano non dobbiamo essere tagliati fuori solo perché non apparteniamo a grandi produzioni». Il dibattito sul gomorrismo, insomma, è riaperto: è stato un vero e proprio casting quello consumato in poche ore su Fb l’altro giorno. «Qualche comparsa l’abbiamo trovata grazie al post – racconta ancora Ferrante – Se si mette un post di “cronaca” sui social, le persone si fanno avanti. Se è una bella notizia invece non riceve like. Tutto è pubblicità. Mi hanno scritto su messenger per dirmi “non è da te quello che hai scritto, sei una persona diversa”», dice Ferrante. 

C’è un precedente, come ricorda Borrelli, quello della «condanna per Nello Liberti, ai domiciliari.

Forse c’è chi nutre solidarietà per lui. Marketing o no, il messaggio che passa nel post di Ferrante è inaccettabile». 

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