Niente pinze all'Ospedale del Mare: fermo «robot» da 3,5 milioni

Niente pinze all'Ospedale del Mare: fermo «robot» da 3,5 milioni
di Ettore Mautone
Lunedì 18 Febbraio 2019, 07:00
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Ospedale del mare, ospedale modello: al palo non solo delle carenze di personale ma anche con apparecchiature ad alta tecnologia costate milioni di euro che giacciono da mesi o addirittura anni ma inutilizzate per la mancanza di beni di consumo che costerebbero poche centinaia di euro o per le inspiegabili difficoltà di un collaudo. Ecco la sanità delle eccellenze che diventa quella dei paradossi e delle contraddizioni, sacrificata sull'altare della superficialità e della disorganizzazione.
 
Prendiamo l'ecolaser: nel presidio di Napoli est è stato ordinato perché di prezioso ausilio alla Chirurgia endocrina per qualificare alcuni interventi per eradicare in sicurezza alcuni tumori invasivi della tiroide. Dopo aver scontato un già lungo iter amministrativo durato oltre un anno, per farlo arrivare a Ponticelli, è stato consegnato alla fine dello scorso dicembre ma è ancora imballato, buttato in un angolo di una delle 14 sale operatorie (ne sono utilizzate solo 6) in quanto manca il collaudo. Pare sia necessario un tecnico di alta specializzazione, di cui la Asl Napoli 1 sarebbe sprovvista, per dare avvio all'utilizzo del macchinario. Procedura che per altri laser simili in uso all'ospedale non è però stata seguita. O almeno non ha richiesto collaudi così sofisticati.

C'è poi il robot chirurgico: anche questo un gioiello della tecnologia, ormai quasi indispensabile per la maggior parte degli interventi di chirurgia generale per guadagnare in precisione e recupero posto operatorio e risparmiare in invasività ma anche questo da oltre un anno è lasciato alla polvere in una delle sale operatorie. Costato 3,5 milioni di euro e altri 350mila di manutenzione annua, è fermo in quanto, dopo i primi interventi con i kit della originaria fornitura, è rimasto privo dei dispositivi monouso come pinze, forbici e strumenti di dissezione.

C'è, ancora, lo scoglio del Neuromonitor, strumento che, durante gli interventi chirurgici, individua con infallibile previsione in decorso di nervi e strutture vitali evitando lesioni irreparabili e complicazioni gravi della chirurgia del testa-collo che possono pregiudicare ad esempio l'esito degli interventi sulla tiroide che, per le lesioni del nervo ricorrente, comportano la perdita della voce. In questo caso a mancare sono degli elettrodi che costano circa 300 euro ma fanno salva la salute e qualità di vita del paziente. Carenze che non solo rallentano le attività di sala operatoria ma inducono molti pazienti a rinunciare al ricovero e a emigrare in altre regioni. Così in chirurgia endocrina, decine di pazienti inoperabili con le tecniche tradizionali, sono in lista di attesa da un anno. Tra questi circa 60 o 70 sono affetti da tumori e anche se trattabili senza il laser attendono 3 o 4 mesi prima di essere operati a causa del ridotto numero delle sedute operatorie.

A chiedere un intervento risolutore sia la Uil Fpl (in rappresentanza soprattutto degli infermieri). «La chirurgia endocrina è inglobata nella Chirurgia generale - spiega il sindacato - con solo 4 posti letto ordinari e 1 di day surgery, inferiori al reale fabbisogno tanto da generare una lista di attesa di centinaia di malati contro ogni logica». Il sindacato punta il dito anche sulla cattiva organizzazione del calendario operatorio, sullo scarso turnover dei pazienti, sull'uso improprio dei posti letto specifici da parte della chirurgia generale. Segnalata la mancanza di personale di sala operatoria specificamente assegnato per la disciplina con un più elevato rischio clinico. Problemi ci sono anche in chirurgia vascolare, dove le attività di rigenerazione tessutale, di cui era maestro l'ex primario Francesco Pignatelli, con il suo allontanamento sono state abbandonate. Il nuovo primario Gennaro Vigliotti, dopo una aspettativa di 15 giorni a dicembre in vista di un trasferimento a Caserta poi congelato, ha svolto una scarsa attività pubblica. Per finire c'è la neurointerventistica, che interviene nei casi di ictus ma non ha ancora l'assetto per effettuare in sicurezza gli interventi di trombolisi pur ricoprendo, questo centro, almeno in prospettiva, il ruolo di hub per tale disciplina.
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