Napoli, il sacerdote nigeriano di Materdei: «Attacco in chiesa, il mio Paese nell'incubo»

Napoli, il sacerdote nigeriano di Materdei: «Attacco in chiesa, il mio Paese nell'incubo»
di Giuliana Covella
Domenica 5 Giugno 2022, 20:55 - Ultimo agg. 6 Giugno, 13:43
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«Siamo seriamente preoccupati, perché le notizie che stanno arrivando cambiano di ora in ora. L’unica cosa che posso fare è pregare il Signore che tutto questo finisca». A parlare dell’attacco terroristico di questa mattina in una chiesa cattolica a Owo, è il nigeriano padre Anacleto, Superiore dei Frati Agostiniani nella chiesa di Sant’Agostino degli Scalzi a Materdei.

Padre, quando ha saputo della notizia?

«Stamattina verso le 10.

Mi hanno chiamato i miei parenti che abitano in un posto vicino a dove è accaduta la tragedia. Mi hanno inviato una foto su whatsapp e mi sono spaventato, perché è il primo attacco che avviene in una chiesa del sud e tra le vittime ci sarebbero anche molti bambini».

Cosa c’era in quella foto?

«Immagini crude, che non riesco a descrivere. Ma mi riempie il cuore di tristezza che il mio Paese stia vivendo un incubo simile».

Chi vive lì della sua famiglia?

«I miei genitori, le mie sorelle, i miei fratelli, i miei nipoti. Ho timore per tutti loro. Sono terrorizzati».

Cosa le hanno raccontato?

«Mi hanno riferito che durante la messa un gruppo di sconosciuti ha fatto irruzione in chiesa alla fine dell’omelia e ha cominciato a sparare sui fedeli. Si sentivano spari da ogni parte e molti hanno tentato di nascondersi per ripararsi».

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Chi è stato, secondo lei?

«Se fanno così sono musulmani».

Come fa a dirlo?

«Finora da noi, cioè nel sud ovest del Paese, eravamo tranquilli. Dal nord sono arrivati questi gruppi musulmani che si scagliano contro i cristiani e contro chiunque sia contrario alla loro religione. Ma alla fine si fa questo per soldi, ciò che rovina l’umanità».

Cosa intende dire?

«Tre settimane fa un pastore della chiesa evangelica è stato rapito dagli stessi gruppi e per lasciarlo libero è stato pagato un riscatto di circa 100mila dollari.…».

Lei da quanto tempo vive in Italia?

«Da quasi otto anni. Ma quando sono ritornato in Nigeria, dove mi sono fermato tra gennaio e marzo, la situazione non era così grave».

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Qual è la situazione attuale lì?

«Molto critica. Questa parte del Paese sta vivendo una nuova fase che non si aspettava arrivasse anche da noi. Se fino a pochi mesi fa potevamo circolare e viaggiare senza problemi, oggi non è più così».

Si spieghi meglio.

«Ogni giorno mi chiamano i miei familiari e mi raccontano del clima di paura che si respira ad ogni angolo di strada e in ogni luogo pubblico. Quel che è successo oggi in una chiesa cattolica ne è l’esempio. Nessuno si sente sicuro se si arriva a sparare su fedeli tra cui donne, anziani e bambini durante la celebrazione della Pentecoste. Noi stessi sacerdoti che viviamo lontano abbiamo timore di tornare a casa. Non c’è sicurezza. E ci sono militari musulmani dappertutto».

Qual è la sua speranza?

«L’unica cosa da fare è affidarsi a Dio. Io sono un prete e non posso fare altro che pregare. Come ha detto il vescovo, monsignor Jude Ayodeji Arogundade, che si trova sul posto, auspichiamo che la pace e la normalità ritornino nella nostra comunità. Anche se le prospettive future non fanno presagire nulla di buono».

Perché?

«Tra un anno ci saranno le elezioni per il nuovo presidente in Nigeria e anche noi ci stiamo preparando. Ma siamo consapevoli che anche quell’evento sarà un serio rischio per la popolazione».

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