«Ogni pentimento è sempre una grande occasione per riumanizzare la propria esistenza, ma nell'altro campo non è possibile trascurare il bisogno di una società di soddisfare attraverso una pena il male subito». Don Tonino Palmese, prete anticamorra e presidente di Polis, l'associazione in sostegno delle vittime della criminalità organizzata, distingue il piano umano da quello processuale. Il caso è il processo che vede imputati chi due anni fa, sparando all'impazzata in pieno giorno in piazza Nazionale, ferì gravemente la piccola Noemi di soli 4 anni. Nell'udienza del processo che si sta svolgendo nell'aula della terza Corte d'Appello di Napoli, l'uomo che poteva mettere fine alla vita di Noemi ha ammesso per la prima volta le proprie colpe e tentato di chiedere scusa alla famiglia della bimba. È Armando Del Re, in primo grado già condannato a 18 anni insieme a suo fratello Antonio (condannato a 14). I due fratelli - ritenuti contigui al clan Formicola - inseguirono per sparare contro Salvatore Nurcaro, per gli inquirenti organico al clan rivale dei Reale. È ormai un countdown per la conclusione del secondo grado di giudizio, manca meno di un mese, il 23 novembre la Corte d'Appello dovrebbe emettere la propria sentenza.
Quando Armando Del Re ha pronunciato le proprie scuse, la madre di Noemi, Tania Esposito, è sobbalzata dalla sedia. «Dopo due anni di bugie e - ha scritto la madre della piccola su Facebook - addirittura di minacce rivolte verso noi genitori durante il processo e sotto gli occhi dello stesso giudice, ora arrivano le scuse da parte degli imputati che si sono professati da sempre innocenti». Anche sugli spari che miravano a Nurcaro, Del Re ha detto di averlo colpito per una lite. Pur di scongiurare l'aggravante mafiosa.