Noemi, martedì la Tac poi a casa:
la bimba dovrà portare un busto

Noemi, martedì la Tac poi a casa: la bimba dovrà portare un busto
di Ettore Mautone
Giovedì 6 Giugno 2019, 09:29 - Ultimo agg. 7 Giugno, 07:20
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Per Noemi è giunto il momento di lasciare l'ospedale, il momento in cui i medici iniziano a pianificare le dimissioni protette. La bimba sta sempre meglio e l'unica preoccupazione residua è la vertebra che si è calcificata ma che ancora ha bisogno del corsetto per tenere dritta la bimba che però cammina con le sue gambe, mangia e respira bene da sola. Tra una settimana (martedì prossimo), farà l'ultima Tac di controllo in regime di ricovero. Il giorno dopo, al massimo giovedì 13 giugno, la piccola sarà collocata in uscita e poi dimessa dall'ospedale. Si tratta di un arrivederci al Santobono: qui dovrà tornare ogni tanto per fare controlli periodici. Dopo la drammatica scalata che l'ha vista protagonista agli inizi dello scorso mese di maggio, dopo il percorso in Rianimazione e il successivo passaggio in Riabilitazione, ora la strada è davvero in discesa.

Impensabile fino a metà maggio, quando Noemi ancora combatteva per il pieno recupero della funzione respiratoria. Il polmone sinistro, quello zoppicante perché maggiormente danneggiato dalla pallottola esplosa a piazza Nazionale il 3 maggio durante una drammatica sparatoria di camorra, non voleva saperne di rimettersi in moto. Un organo che preoccupava tutti e che ora invece è stato pienamente recuperato grazie a uno staff di medici infermieri e paramedici che hanno fatto sempre la cosa giusta nel momento giusto.
 
È durato circa due settimane il recupero motorio e respiratorio. Cure condotte nell'area di degenza speciale dove Noemi è stata trasferita il 28 maggio. Qui la terapia è stata somministrata attraverso il gioco, coinvolgendo anche i familiari, la mamma, il papà, i nonni e gli zii, oltre ovviamente operatori altamente specializzati. Fondamentale, in questa fase, è stata la possibilità, offerta dal Santobono, di ospitare in ospedale 24 ore su 24 anche i genitori. La vicinanza affettiva, la condivisione delle terapie e dei giochi correlati, la instaurazione di un clima molto simile a quello familiare ha accelerato non poco l'iter assistenziale e terapeutico. La svolta per Noemi è stata proprio questa dopo le settimane passate in rianimazione quando era ancora attaccata ai respiratori automatici e alla sacca per la nutrizione per endovena. Un ricordo traumatico rimosso e trasferito in una frase innocente e tenera: «Non voglio più andare a comprare le patatine in quella piazza».
IL PROSIEGUO
Ora Noemi è in condizione di lasciare l'ospedale: porta ancora il busto, un corpetto costruito su misura per lei per salvaguardare la vertebra fratturata dal proiettile. Dovrà portarlo ancora a lungo quel corsetto. Le terapie riabilitative continueranno a domicilio. I medici del Santobono hanno già preso contatto con i camici bianchi della Asl Napoli 1. Un passaggio di consegne propedeutico a una fase dell'assistenza in cui l'unica reale preoccupazione sarà quella vertebra che, nonostante abbia calcificato dopo la frattura, ancora non è allineata con i corpi delle vertebre che le stanno sopra e sotto. Bisognerà valutare con ortopedici e riabilitato come rimodellare quel piccolo osso che circonda il midollo spinale miracolosamente indenne dalla traiettoria del proiettile.
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