Noemi e Napoli città violenta, la mamma: «La tragedia di mia figlia dimenticata, non è cambiato nulla»

Noemi e Napoli città violenta, la mamma: «La tragedia di mia figlia dimenticata, non è cambiato nulla»
di Daniela De Crescenzo
Mercoledì 13 Ottobre 2021, 15:00 - Ultimo agg. 14 Ottobre, 07:16
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«Mia figlia Noemi porta addosso i segni di una guerra che non è sua, ma che ci riguarda tutti. Eppure le cose che stanno succedendo in questi giorni, i continui agguati, la morte di tanti giovani, dimostrano che la battaglia infuria ancora, che Noemi è stata dimenticata, che dopo la sparatoria di piazza Nazionale dove lei è stata ferita, nulla è cambiato»: Tania Esposito è la madre della bimba ferita in maniera gravissima il 3 maggio di due anni fa. Armando del Re, poi condannato a diciotto anni di carcere, inseguiva Salvatore Nurcaro sparando e sulla linea di fuoco si trovarono la piccola e la nonna, Immacolata Molino. Il malavitoso non si fermò, ma mentre correva scavalcò il corpo di Noemi. Le immagini, riprese dalle telecamere di sicurezza, arrivarono in tutte le case provocando un'ondata di indignazione. Sui cancelli dell'ospedale Santobono, dove la bimba lottava tra la vita e la morte, arrivarono doni e messaggi, una gara di solidarietà che si è poi inabissata lasciando poche tracce. Ma Tania Esposito e suo marito Fabio Staiano non si sono fermati: la lotta per la legalità è diventata la cifra della loro vita. 

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L'arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ieri ha lanciato un appello ai malavitosi: «Agli uomini di camorra, ai corrotti e ai collusi con la criminalità dico: ritornate ad essere umani! Convertitevi!». Lei crede che lo ascolteranno?
«La speranza che i malavitosi possono convertirsi ovviamente c'è.

Noi abbiamo un'enorme fiducia nel nostro vescovo, con lui siamo sempre in contatto, spesso ci chiama per chiederci di Noemi. Eppure non so se i camorristi potranno mai pentirsi».

Dopo due anni di battaglie è sfiduciata?
«Mia figlia sta ancora passando un periodo difficile perché ha problemi alla colonna vertebrale e deve portare un busto che la ingabbia. Lei porta sul suo corpo i segni di quello che la camorra può fare, ma non tutti sembrano vederli».

Voi avete organizzato molte iniziative, che frutti hanno dato?
«A maggio abbiamo inaugurato un murale in piazza Nazionale e abbiamo anche ottenuto che fossero rimesse a nuovo le giostrine dove eravamo diretti quando accadde la sparatoria. Erano presenti la stampa e le istituzioni che ci sono sempre rimaste accanto, ma non c'è stata grande mobilitazione della gente comune. Eppure manifestavamo per dire che tutti abbiamo diritto di vivere senza aver paura di essere sparati. I cittadini non hanno fatto sentire la loro presenza che avrebbe voluto dire: io ci sono e sono dalla vostra parte».

Delusa?
«Quando è successa la sparatoria tutti hanno sentito Noemi come figlia di Napoli, poi è tornato il silenzio. E invece c'è tanto da fare. La gente normale deve dire basta, girandoci dall'altra parte non risolviamo nulla. Prima di vivere la tragedia di Noemi forse anche io mi comportavo così, ma adesso me ne vergogno. Molti pensano Finché si sparano tra di loro la cosa non mi riguarda. E invece il malaffare della camorra ci tocca tutti».

Che cosa prova leggendo le cronache di morte che coinvolgono tanti giovani e giovanissimi?
«Quando leggiamo i giornali io e mio marito ci sentiamo male: stiamo ancora pagando quello che hanno fatto a nostra figlia e ci sembra di tornare punto e a capo, ma la speranza di cambiare Napoli non ci lascia perché crediamo che ci siano persone che vogliono riscattarsi. Eppure la nostra resta una città invivibile. A Ponticelli, come in molti altri rioni, si continua a spacciare a cielo aperto. E allora io mi chiedo: perché non smantellano queste piazze? Perché la gente continua a passare a girarsi dall'altra parte e a fare finta di niente?».

Il processo di appello contro i killer di piazza Nazionale è già stato avviato, cosa sperate?
«Noi innanzitutto chiediamo a tutti di partecipare all'udienza del 26 ottobre: sarà un modo per esserci vicini, ma anche per isolare i malavitosi».

Prossime iniziative?
«Domenica la mia famiglia sarà a Caivano per la messa di don Maurizio Patriciello proprio per tentare di arrivare al cuore dei più duri. Non si se ci riusciremo, ma continueremo a provarci: crediamo che sia necessario impegnarsi perché non accada mai più quello che è successo a noi. Per noi non è facile, ma tentiamo di tutto per scuotere le coscienze. Andiamo a parlare nelle scuole, poi, forse, quando sarà grande, parlerà anche Noemi, se riuscirà a trovare le parole per raccontare tutto il male che le hanno fatto».

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