Nola, malati per terra: blitz dei Nas
2 morti nella notte della vergogna

Nola, malati per terra: blitz dei Nas 2 morti nella notte della vergogna
di Gigi Di Fiore Inviato a Nola
Martedì 10 Gennaio 2017, 00:00 - Ultimo agg. 10:42
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Come in un ospedale di guerra, come un fortino assediato dopo una tremenda notte di affanno. Il giorno dopo, è quello del duro risveglio dall’adrenalina vissuta nell’emergenza, senza aiuti e senza alternative possibili. All’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola, pesano quelle foto dei pazienti adagiati a terra su delle coperte nelle sale del Pronto soccorso, pubblicate dal Mattino. Pesano come uno schiaffo su medici e infermieri del Pronto soccorso, che hanno dovuto affrontare un fiume di arrivi di gente da assistere e curare. Il bilancio della notte è di due morti. Due uomini, che i referti medici certificano «deceduti per arresto cardiocircolatorio».

Si chiamano Nicola Maglio, 50 anni, di San Vitaliano e Alfonso Iervolino, 56 anni, di Palma Campania. Maglio era arrivato con un dolore al petto, in «codice bianco». Mentre cominciava la verifica delle sue condizioni con l’elettrocardiogramma, è morto. Iervolino, invece, portato in auto da alcuni parenti, è stato adagiato su una sedia a rotelle. Pochi secondi ed era già privo di vita, senza neanche la possibilità di un intervento con il defibrillatore. Un conta di morti, non legata certo direttamente alla notte da tragedia, ma che aggrava il bilancio di quelle ore passate dai medici come in un ospedale di frontiera.

Alle nove del mattino, in ospedale ci sono già i carabinieri dei Nas. Chiedono documenti, vogliono fare verifiche sulla disponibilità e le carenze dei posti letto, capire cosa sia successo. Li accompagna il comandante della compagnia dei carabinieri di Nola, Alberto Degli Effetti. Girano e si dirigono subito negli uffici del direttore sanitario, Andreo Di Stefano, per interrogare i dirigenti. Esaminano atti, fotocopiano, scrivono il loro verbale. Accertano che in ospedale ci sono solo 17 barelle, altre ne sono state chieste da tempo. La relazione dei Nas sarà inviata al ministero della Salute che, sulla base di quanto scritto, dovrà decidere se spedire una commissione ispettiva al Santa Maria della Pietà.

Dinanzi all’ingresso del Pronto soccorso, sembrano minacciose, come da incubo permanente, quattro sedie a rotelle vuote. Sono gli oggetti dell’emergenza, quelli che vengono utilizzati quando anche le barelle sono tutte occupate. Come nella notte tra il sette e l’otto gennaio. Un medico, in servizio da anni al Pronto soccorso, racconta che sono in 17 ad alternarsi nell’assistenza «h24». E, tutti, hanno accumulato in media un numero di ferie arretrate che arriva a 50 giorni. È l’emergenza perenne, che è cresciuta quando il piano regionale ha eliminato il Pronto soccorso al vicino ospedale di Pollena. Risultato: tutte le emergenze, nell’area nolana che ha un’utenza complessiva di circa 600mila persone, si riversano sul Santa Maria della Pietà che ha soltanto 105 posti letto.

Racconta un infermiere: «Siamo allo stremo. Pensi che esiste l’obbligo della cosiddetta osservazione breve intensiva (l’Obi). Significa che, quando arriva un paziente al Pronto soccorso, nell’incertezza sul ricovero o sulla dimissione, si deve tenere in osservazione per un po’. Ebbene, la stanza dove l’Obi doveva essere sistemata è occupata dalla Medicina, con 9 posti letto per mancanza di spazio». La stanza dell’Obi fantasma è una delle quattro del Pronto soccorso. È la fotografia dell’ampliamento mancato dell’ospedale, sempre promesso e annunciato da almeno 15 anni. Anzi, nel tempo gli spazi si sono assottigliati. Al quarto livello, che è quello dove sono sistemate le uniche due sale operatorie, tra mura sgangherate e rovinate, la cappella con la statua di Padre Pio e il quadro di Domenico Moscati, c’è a destra l’Ortopedia fantasma. Ne è rimasta solo la scritta velata. Il corridoio deserto ha ai lati 14 stanze.

Sulle porte chiuse, le scritte sui fogli indicano depositi e spogliatoi. È la destinazione di quest’area da un paio d’anni, da quando i Nas certificarono la non idoneità dei locali per farne un reparto di Ortopedia. Il primo livello, con le pareti ben tinteggiate in azzurro e giallo, ha la Rianimazione. Al terzo livello, c’è folla. È qui che sono sistemate l’Oncologia, la Cardiologia, la Medicina d’urgenza e l’Ortopedia (trasferita dal quarto livello, nelle stanze della ex Medicina generale), le divisioni dove maggiore è la richiesta di ricovero. Ma i riflettori tornano sempre al Pronto soccorso.

A terra, le strisce con i diversi colori che identificano le priorità di assistenza a scalare: rosso, giallo, verde, bianco.

Il bancone «Triage», che sta per accoglienza e selezione degli arrivi, è vuoto. Dovrebbero esserci almeno due infermieri fissi, ma le necessità di averli anche in sala per aiutare i medici ad assistere i pazienti, rende la postazione vacante fino a nuovi arrivi. Spiega un medico del Pronto soccorso: «Mi avevano chiesto di studiare un’organizzazione del Triage, ma con l’impossibilità ad alternarvi infermieri fissi, mi ha costretto a rinviare l’impegno». Tutto si fa sulla necessità e l’emergenza.
 

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