Ischia, non valido l'arresto
dell'imprenditore D'Abundo

Antonello D'Abundo e a sin. il maresciallo Giovan Giuseppe Ferrandino
Antonello D'Abundo e a sin. il maresciallo Giovan Giuseppe Ferrandino
di Massimo Zivelli
Martedì 21 Novembre 2017, 19:51 - Ultimo agg. 20:03
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Ennesima vittoria giudiziaria per l'imprenditore ischitano Antonello D'Abundo coinvolto nella maxi inchiesta della Procura sugli scarichi illegali di alcune strutture termali ed alberghiere dell'isola d'Ischia. Non ci fu concussione e per questo motivo è stato rigettato l'estremo ricorso dei pm napoletani, sulla mancata convalidato l'arresto nei confronti di uno dei due indagati nell'inchiesta sugli scarichi illegali di alcune strutture termali dell’isola d’Ischia. Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso del pubblico ministero avverso l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli che nell’aprile scorso aveva per la seconda volta annullato il provvedimento di arresti domiciliari emesso a carico sia del sottufficiale della guardia costiera Giovangiuseppe (detto Vanni) Ferrandino - sul caso del quale sempre la Cassazione si eprimerà a giorni in un ricorso separato - che dello stesso D’Abundo. L’inchiesta era scaturita dall’ipotesi di concussione ai danni di un noto albergatore e termalista di Forio, Ciro Castiglione, amministratore della Cast Hotels e fra i proprietari di una delle strutture sottoposte a controllo e successivo sequestro dell’impianto di scarico delle acque termali da parte dell’autorità giudiziaria per una serie di irregolarità che vennero all’epoca rilevate da parte del personale della guardia costiera coordinato in quella occasione dal maresciallo Ferrandino su delega del magistrato inquirente. Il presupposto per l’annullamento – secondo il Riesame – consisteva nel fatto che non vi fosse alcuna prova valida del fatto che i due indagati avessero esercitato la concussione o quantomeno la induzione indebita ai danni dell’albergatore. La pronuncia della Suprema Corte, seppure circoscritta alla fase cautelare, conferma il giudizio del Riesame ed avvia in ogni caso a semplificazione l'intera vicenda giudiziaria, affermando la non sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. La sentenza soddisfa appieno gli avvocati Stefano Pettorino e Gianluca Migliaccio che difendono il D’Abundo. Positivo anche il giudizio dell’avvocato Bruno Lorenzo Molinaro che invece difende il maresciallo Ferrandino. “Analizzando l’iter giudiziario da un punto di vista tecnico – osserva l’avvocato Molinaro – si può dire che l’inchiesta è stata ulteriormente smontata e quindi siamo fiduciosi anche sull'esito del ricorso che a giorni riguarderà la non convalida dell'arresto del maresciallo Ferrandino”. Stando ai fatti denunciati a suo tempo dal Castiglione, questi lamentava pressioni da parte dei due indagati, facendo balenare l'ipotesi della concussione e della corruzione in merito al sequestro dell’impianto di scarico delle acque termali della struttura di sua proprietà. Concussione che si sarebbe basata – secondo l’accusa – nel pagamento da parte del Castiglione di due soggiorni vacanza in un villaggio turistico a favore del Ferrandino e dei suoi famigliari. Ipotesi di reato inconsistente, perchè dalle prove che i difensori di Ferrandino sono riusciti a produrre, si dimostrerebbe che il sottufficiale pagò le vacanze incriminate di tasca sua e non usufruendo di dazioni da parte di terzi.
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