Notti senza regole a Napoli: perché ora serve un’ordinanza vera

di Gigi Di Fiore
Lunedì 21 Maggio 2018, 10:05
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Sono due le immagini dell’ultimo sabato notte che fissano, più di altre, i contrasti e i due volti della movida napoletana. La legge e l’arbitrio, il rigore e la rilassatezza, i controlli e l’anarchia. Da una lato, le decine e decine di motorini sequestrati in piazza Trieste e Trento caricati sui camion dell’Aci. Dall’altro lato, la solita rissa tra adolescenti, con un accoltellato, nelle strade dei baretti di Chiaia, ripresa dai telefonini dei residenti. Erano le 22 quando venivano sequestrati i motorini, le tre del mattino quando è esplosa la rissa. Significa che, dopo una certa ora, la città è in preda all’anarchia, che per le strade non ci sono più controlli ed è campo libero per bande di ragazzini pronti a sfogarsi nella violenza?

La movida sta diventando un problema, quando in una città come Napoli, di grande attrazione turistica, dovrebbe essere valore aggiunto e manifestazione di gioia e sana vitalità. Dalla famosa sparatoria di novembre ai baretti, l’amministrazione comunale ha messo in campo sei ordinanze. La prima, quella del 17 novembre, individuava le quattro aree critiche cittadine, imponendo il divieto di vendita di bibite in vetro dopo una certa ora, chiusure anticipate di locali, imposizioni ai commercianti sulla raccolta dei rifiuti e delle bottiglie. Buone intenzioni, in un provvedimento temporaneo definito «sperimentale», destinato a durare sei mesi. Buone intenzioni dai pochi effetti, perché il problema non è adottare sanzioni, limiti e rigore, ma vigilare che quelle imposizioni vengano rispettate.

La scusante è sempre la stessa: gli agenti della polizia locale sono pochi e i turni rigidi, gli straordinari di notte costano. Eppure, le sinergie tra polizia di Stato, carabinieri e polizia locale hanno dato frutti sabato sera in piazza Trieste e Trento. Mai come negli ultimi due mesi, a Napoli sono stati sequestrati tanti motorini, fermati guidatori senza casco, dissuaso viaggiatori a tre alla volta su un unico ciclomotore. Si rivedono i caschi, e non isolati. E proprio il casco deve diventare un simbolo di legalità contro il luogo comune. Si è stanchi di sentire le solite battute su Napoli, città dove si gira senza casco sui motorini, dove chi indossa il casco in alcune zone viene visto con sospetto nel timore sia un killer di camorra. Il casco può essere il simbolo della legalità di una nuova immagine cittadina. È una battaglia da portare avanti.

Ma l'altra immagine da luogo comune è quella dei parcheggiatori, in grado di controllare intere strade e piazze. Purtroppo, anche sabato scorso, era questo il terzo flash della notte. A Chiaia, a piazza Bellini e via Costantinopoli, a Bagnoli, parcheggiatori padroni delle soste di auto e motorini. Quanto più ci sono strisce blu, magari in vigore anche di notte come a Chiaia, tanto più compaiono parcheggiatori che pretendono l'obolo per la sosta. Proprio l'area dei baretti, teatro di risse e della sparatoria di novembre, anche ieri era la più affollata di parcheggiatori abusivi. È l'altra piaga della movida da non intervento e controllo. E qui il discorso porterebbe lontano, sui Daspo poco applicati, e forse poco efficaci, a gente che è sempre la stessa negli stessi luoghi, sui possibili interventi per eliminare un fenomeno comune a molte città, ma da noi più irritante che altrove.

Di certo, si aspetta una «organica regolamentazione» dell'amministrazione sulla movida napoletana, da applicare nelle famose quattro aree. L'ordinanza di novembre era sperimentale e quattro giorni fa è stata prorogata fino al 31 maggio. Ancora dieci giorni, ma si spera siano gli ultimi di regime transitorio. Di tempo a disposizione per sperimentare ce ne è stato abbastanza, ora sarebbe il caso di avviare una stabile regolamentazione che argini i pericoli, eviti abusi, renda abitabili anche nei fine settimana zone diventate impossibili per i residenti. Che sia l'ultima proroga, dunque, di un'ordinanza scritta sull'onda emotiva di un'emergenza drammatica dopo la sparatoria ai baretti. Rendere vivibili le notti dei fine settimana napoletani, evitare sia una continua ansia girare dopo una certa ora, assicurare legalità e strade sicure: questi dovrebbero essere gli obiettivi. Come dimenticare il pistolero che, in piazza Trieste e Trento, alle quattro del mattino cercava qualcuno tra la gente che fuggiva fuori il Bar del Professore? Era la stessa piazza che, due sere fa, era simbolo di legalità, controlli e presenze di forze dell'ordine. Significa che, se qualcosa c'è da fare, è non lasciare allo spontaneismo e all'autodeterminazione le notti napoletane. C'è bisogno di regole, ma soprattutto di uomini che riescano a controllarne l'applicazione per le strade. Altrimenti, tutto resta accademia.
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