Nuovo Palargento, ecco il progetto: adesso è nelle mani del Comune

Palargento: com'è e come potrebbe essere
Palargento: com'è e come potrebbe essere
di Paolo Barbuto
Mercoledì 11 Aprile 2018, 09:04 - Ultimo agg. 09:55
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Quante volte, negli ultimi vent’anni, avete letto della rinascita del Palargento? Troppe per potervi avvicinare a queste righe credendo che stavolta sarà quella buona.

Eppure questa potrebbe essere davvero la svolta giusta, o almeno quella che si sta avvicinando di più all’obbiettivo, perché il faldone con la proposta di ricostruzione è stato presentato ufficialmente a Palazzo San Giacomo. È stato anche esaminato con attenzione ed è arrivata anche una controproposta: d’accordo ad affrontare l’ipotesi della rinascita del Palargento - è scritto in una lettera ufficiale - ma il progetto va ampliato, deve comprendere anche la trasformazione del Palabarbuto e il totale restyling dei campi da tennis che si trovano alle spalle degli impianti».

Insomma, non arriviamo a pensare che i lavori inizieranno domattina, però almeno abbiamo la certezza che il percorso è ufficialmente avviato. E, credeteci, questo è già un poderoso passo in avanti rispetto al passato. Il progetto presentato a Palazzo San Giacomo, del quale siamo riusciti a prendere visione, porta la firma dello studio dell’ingegnere Dario Boldoni, il quale però spiega di non voler affrontare l’argomento «perché, per quanto ne so io, la vicenda avrebbe dovuto rimanere riservata. Se avete letto il nome del mio studio non posso evitare di confermare. Ma di questa vicenda non parlo», spiega con gentilezza.  
A parlare, però, sono le carte. Per adesso le ipotesi di intervento si basano sulla consolidata procedura del project financing, molto utilizzata nel passato ma di sempre più difficile attuazione per via delle garanzie troppo alte richieste in fase di avvio. Però negli ultimi tempi si è presentata una nuova ipotesi, decisamente più contemporanea e probabilmente meno pesante dal punto di vista economico. Si tratta del coinvolgimento di un fondo immobiliare.

Non un qualunque fondo, però, ma una struttura garantita dal Credito Sportivo e già sperimentata con successo nel campo della ristrutturazione degli stadi. In pratica viene costituito uno specifico «Fondo» gestito da una Sgr, una società di gestione del risparmio, al quale partecipano gli investitori interessati assieme agli Enti proprietari delle strutture che fanno confluire nel Fondo il bene da ristrutturare invece dei capitali: una volta realizzata la ristrutturazione una società di gestione garantisce il funzionamento dell’impianto e la distribuzione degli utili a tutti i partecipanti al fondo.

La vicenda è stata già portata avanti, con successo, tramite un accordo fra Invimit (società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia) e Credito Sportivo che hanno proposto alla Lega delle società di calcio di serie B un programma basato proprio sulla creazione di Fondi ad hoc per la ristrutturazione. Attualmente il procedimento è già in corso per lo stadio di Cosenza e procede di buona lena senza intoppi.

Anche a Napoli potrebbe essere applicato con le stesse modalità: il Comune potrebbe far confluire nel Fondo immobiliare il «rudere» del Palargento e il terreno sul quale è stato edificato, il Credito Sportivo fungerebbe da primo punto di riferimento e si potrebbero far confluire nel progetto anche altri imprenditori interessati, anche in questo caso con la garanzia di Invimit. 

Nelle scorse settimane a Palazzo San Giacomo sarebbe stato proprio il presidente del Credito Sportivo, Andrea Abodi, il quale avrebbe partecipato a un vertice con il direttore generale Attilio Auricchio. In questo momento il Comune e il Credito Sportivo sono in stretto contatto per i finanziamenti in favore del restyling dello stadio San Paolo ma qualcuno sostiene che sul tavolo ci sia stata anche, e soprattutto, la vicenda dei Fondi immobiliari.

Il progetto già preparato riguarda proprio il Palargento per il quale basterebbe una lievissima modifica, con la trasformazione da ipotesi di project financing a quella di inserimento in un Fondo. Ma sul tavolo, dopo l’esperienza pilota dello stadio di Cosenza, potrebbe essere finito anche lo stadio San Paolo. In questo caso la vicenda consentirebbe di offrire una svolta in tempi brevi: Palazzo San Giacomo farebbe confluire nel Fondo lo stadio (senza perderne la proprietà) un gruppo di investitori si occuperebbe della ristrutturazione, poi gli utili verrebbero divisi. Il San Paolo finalmente diventerebbe produttivo. D’accordo, sembra esagerato. Ma la possibilità esiste, ed è concreta.
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