Non c'è possibilità di inquinamento probatorio, né pericolo di fuga. C'è un terzo fattore che resta preoccupante: quello della possibilità - almeno sotto il profilo potenziale - di reiterare il reato. La possibilità - almeno in senso ipotetico - di rimontare su una moto e di violare le regole. Un mese e qualche giorno dopo l'omicidio di una donna di 34 anni, parliamo di Elvira Zibra a Mergellina, il nodo dell'inchiesta resta legato a questo punto in particolare. Un nodo che attende la valutazione dellautorita giudiziaria, a proposito di un delitto tecnicamente risolto: alla fine dello scorso agosto, sul Lungomare di Napoli, un bolide su due ruote ha investito Elvira, impiegata in uno degli chalet di Mergellina.
A duecento all'ora, condotto da un uomo di 30 anni.
Notte di inverno, faceva ritorno a casa dopo un turno di lavoro, quando è stato speronato e ucciso da un pirata della strada. Dieci mesi dopo, l'assassino è libero. Anzi. Avrebbe fatto di tutto per inquinare la scena del delitto, per sfuggire alle indagini. In che modo? La risposta è ancora nel fascicolo in Procura: chi ha ucciso Mustapha è infatti un uomo che lavorava all'interno di un garage di Pianura; quella notte prese senza alcun permesso l'auto di un cliente, per andare a trovare una propria conoscente durante l'orario di lavoro. Investì e uccise Mustapha, poi scappò via, senza apportare soccorsi alla sagoma di un uomo riverso a terra. Avrebbe potuto provare a salvarlo ma scappò via, per tornare al garage, dove fece di tutto per cancellare le prove. In che modo? Provò a eliminare i segni dell'ammaccatura sull'auto che aveva preso in prestito per qualche ora all'ignaro cliente.
Anche in questo caso, decisivo il lavoro della municipale. Hanno visionato per giorni le telecamere della zona e hanno notato il passaggio di una auto che avrebbe potuto essere presente al momento dell'impatto killer. Hanno così raggiunto il proprietario del veicolo - una persona anziana e onesta - che è ovviamente caduto dalle nuvole di fronte alla storia di un uomo ucciso dalla sua auto. Ha però fornito un particolare utile alle indagini. Ha raccontato dell'offerta che gli era stata fatta da un impiegato dell'autorimessa: «Voleva aggiustarmi l'auto, mi ha detto che voleva risarcirmi per una ammaccatura provocata in garage». Mai come in questo caso, resta attuale la domanda di una madre: perché quei due assassini sono ancora liberi?