Due omicidi stradali a Napoli, ecco le prime accuse: «Pirati ancora liberi»

Due omicidi stradali a Napoli, ecco le prime accuse: «Pirati ancora liberi»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 14 Ottobre 2022, 10:32 - Ultimo agg. 15 Ottobre, 16:01
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Non c'è possibilità di inquinamento probatorio, né pericolo di fuga. C'è un terzo fattore che resta preoccupante: quello della possibilità - almeno sotto il profilo potenziale - di reiterare il reato. La possibilità - almeno in senso ipotetico - di rimontare su una moto e di violare le regole. Un mese e qualche giorno dopo l'omicidio di una donna di 34 anni, parliamo di Elvira Zibra a Mergellina, il nodo dell'inchiesta resta legato a questo punto in particolare. Un nodo che attende la valutazione dellautorita giudiziaria, a proposito di un delitto tecnicamente risolto: alla fine dello scorso agosto, sul Lungomare di Napoli, un bolide su due ruote ha investito Elvira, impiegata in uno degli chalet di Mergellina.

A duecento all'ora, condotto da un uomo di 30 anni.

Ed è sul profilo di questo personaggio che si sono ovviamente concentrate le indagini del nucleo infortunistica della polizia municipale. Fatto sta che le conclusioni investigative, a distanza di una quarantina di giorni dal fatto, spettano ora al pm della Procura. Omicidio stradale, indagato è a piede libero. Si parte da un dato di fatto: l'uomo non aveva la patente. Trent'anni, una buona dose di dimestichezza sulla moto, libero. Fanno ancora rumore le parole rese dalla mamma della giovane donna, appena qualche giorno fa al nostro giornale: «Perché non arrestano l'assassino di mia figlia?». Si attende ora le valutazioni del pm. Stando a una ricostruzione obiettiva, l'assassino della 34enne non si è mai sottratto alle indagini (facendo venire meno il pericolo di fuga), né è potenzialmente in grado di inquinare le prove nel corso del processo (il caso è tecnicamente chiuso). Ma c'è un terzo punto, da non sottovalutare: la possibile reiterazione del reato. Quante possibilità ci sono che l'omicida stradale non ripeta la sua follia, piazzandosi in sella a una moto senza patente e senza rispettare i limiti di velocità? La parola al pm. Più o meno lo stesso scenario per il fratello della 34enne: parliamo di Mustapha, altro manovale ammazzato un anno fa a pianura, mentre era in sella alla sua bici.



Notte di inverno, faceva ritorno a casa dopo un turno di lavoro, quando è stato speronato e ucciso da un pirata della strada. Dieci mesi dopo, l'assassino è libero. Anzi. Avrebbe fatto di tutto per inquinare la scena del delitto, per sfuggire alle indagini. In che modo? La risposta è ancora nel fascicolo in Procura: chi ha ucciso Mustapha è infatti un uomo che lavorava all'interno di un garage di Pianura; quella notte prese senza alcun permesso l'auto di un cliente, per andare a trovare una propria conoscente durante l'orario di lavoro. Investì e uccise Mustapha, poi scappò via, senza apportare soccorsi alla sagoma di un uomo riverso a terra. Avrebbe potuto provare a salvarlo ma scappò via, per tornare al garage, dove fece di tutto per cancellare le prove. In che modo? Provò a eliminare i segni dell'ammaccatura sull'auto che aveva preso in prestito per qualche ora all'ignaro cliente.

Anche in questo caso, decisivo il lavoro della municipale. Hanno visionato per giorni le telecamere della zona e hanno notato il passaggio di una auto che avrebbe potuto essere presente al momento dell'impatto killer. Hanno così raggiunto il proprietario del veicolo - una persona anziana e onesta - che è ovviamente caduto dalle nuvole di fronte alla storia di un uomo ucciso dalla sua auto. Ha però fornito un particolare utile alle indagini. Ha raccontato dell'offerta che gli era stata fatta da un impiegato dell'autorimessa: «Voleva aggiustarmi l'auto, mi ha detto che voleva risarcirmi per una ammaccatura provocata in garage». Mai come in questo caso, resta attuale la domanda di una madre: perché quei due assassini sono ancora liberi?

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