Napoli, ucciso sotto casa della madre: ​spunta la pista passionale

Napoli, ucciso sotto casa della madre: spunta la pista passionale
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 30 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo agg. 1 Dicembre, 11:18
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Ci sarebbero motivi personali dietro l’omicidio di Alessandro Napolitano, il 31enne massacrato come un boss la sera di giovedì scorso in via Cupa Capodichino, a Miano. Con il passare delle ore la pista investigativa comincia decisamente ad assumere consistenza, anche se la condanna a morte dell’uomo potrebbe essere maturata in un contesto di criminalità organizzata.

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Sin dal primo momento gli inquirenti non hanno escluso nessuna pista. Compresa quella che emergerebbe da verifiche e approfondimenti legati alla vita della vittima. Da qualche mese la vita di Alessandro Napolitano aveva subìto un improvviso cambiamento: il 31enne si era separato dalla moglie, abbandonando anche l’abitazione che con lei condivideva. E per questo aveva deciso di trasferirsi, almeno momentaneamente, in casa della madre.

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Gli investigatori della Polizia di Stato che conducono su delega della Direzione distrettuale antimafia le indagini hanno tra le mani anche un elemento che potrebbe imprimere alle indagini uno scatto decisivo.
Da testimonianze acquisite nelle ultime ore è infatti emerso che la vittima avrebbe avuto nei giorni precedenti alla sua morte due violenti litigi con personaggi poco raccomandabili della zona compresa tra Miano e Secondigliano. A scatenare quei diverbi, avvenuti in strada, potrebbe essere state due cause: o uno sgarro commesso da Napolitano commesso nei confronti di qualche soggetto legato ai clan dell’Alleanza di Secondigliano; o - ma anche in questo caso il condizionale è d’obbligo - una qualche recente frequentazione con una giovane della zona.
 

 

Sulle prime si era presa in considerazione persino l’altra, terribile ipotesi di un fatale scambio di persona: ipotesi che però, al momento, non viene suffragata da indizi o prove. Si è a lungo scavato anche nella vita passata di Napolitano, partendo da una denuncia (datata nel tempo) per possesso di alcune dosi di cocaina. Ma Alessandro, da allora, non era più incappato in altre disavventure giudiziarie, e lavorava onestamente con il fratello nel bar di famiglia.
 

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