Napoli, il 25enne di Pianura giustiziato per uno sgarro: la pista della droga ​e delle baby gang

Napoli, il 25enne di Pianura giustiziato per uno sgarro: la pista della droga e delle baby gang
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 21 Agosto 2021, 23:46 - Ultimo agg. 22 Agosto, 16:19
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Si segue la pista degli affari legati allo spaccio di droga nelle indagini sull’ultimo omicidio di camorra commesso a Napoli, nel quartiere Pianura, due notti fa. Antonio Zarra, la vittima, avrebbe pagato con la vita uno sgarro commesso a chi non perdona intromissioni nel complesso quadro criminale che caratterizza tutta l’area occidentale di Napoli, e nel quale le dinamiche e le evoluzioni interne ai clan disegnano scenari instabili e frastagliati.

Zarra apparteneva a una famiglia estranea alla camorra. E questo naturalmente non aiuta gli investigatori - sull’omicidio indagano i carabinieri del comando provinciale - a ricostruire la rete di relazioni e le amicizie che frequentava. Cattive amicizie, pare: soprattutto negli ultimi tempi il 25enne freddato con sette colpi di una calibro 9 avrebbe iniziato a frequentare personaggi a dir poco discutibili della zona di Pianura. Pur trovandosi in una condizione economicamente agiata (gestiva una pizzeria nella zona di via Montagna Spaccata, che gli aveva affidato il padre) pare che avesse iniziato a subire il fascino del richiamo nero di un mondo che in fondo non gli apparteneva, quello della criminalità organizzata.
E di un fatto gli inquirenti sono più che convinti: la sua morte va inquadrata, per logica e modalità di esecuzione nell’agguato, in un chiaro contesto camorristico.

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Ma se queste sono le premesse, allora chi voleva la sua morte? E perché? Di certo il giovane sottovalutava il pericolo che stava correndo: se ne andava in giro nel cuore della notte in zone pericolose, dove nuove bande di giovani delinquenti si sentono padroni del territorio e dove - purtroppo - è più facile incrociare un gruppo di sicari che una pattuglia delle forze dell’ordine.

Non girava armato. Meno probabile l’ipotesi che il ragazzo, a bordo della sua Smart, possa aver litigato con qualcuno magari per motivi di viabilità e che la lite sia sfociata nel sangue.

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Ecco dunque stringersi il cerchio di quella che potrebbe essere la causale del delitto. Riconducibile al caos generato negli ultimi tempi a Pianura da bande di personaggi che sognano di affermarsi come boss e capi di organizzazioni che operano nel traffico e spaccio di stupefacenti. Giovani e giovanissimi, schegge impazzite di un sistema criminale che a Pianura, come in molte altre zone di Napoli, dopo essere collassato in conseguenza di arresti, condanne e pentimenti di boss e gregari, diventa l’obiettivo per nuove scalate al potere fuorilegge.

In questo caos si muovono oggi a Pianura alcune gang, che chiamare cosche sarebbe esagerato. Bande di delinquenti che girano armati, che si contendono il controllo delle piazze dello spaccio, che hanno iniziato a praticare il sistema delle estorsioni “porta a porta” e che non esitano a usare la violenza a ogni occasione. Circolano due nomi di famiglie, in particolare, che starebbero tentando la nuova scalata criminale a Pianura. Nomi noti ovviamente alle forze dell’ordine come agli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia. Per un quadro che richiama, quasi in fotocopia, ciò che successe nel quartiere Miano, all’indomani della resa del potentissimo clan Lo Russo.
 

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