Professore ucciso a scuola a Melito, le tracce di sangue inchiodano il bidello

Professore ucciso a scuola a Melito, le tracce di sangue inchiodano il bidello
di Ferdinando Bocchetti e Gigi Di Fiore
Giovedì 29 Settembre 2022, 23:51 - Ultimo agg. 30 Settembre, 20:07
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Alcuni «gravi indizi» uniti alle contraddizioni mostrate durante il suo interrogatorio ed è scattato il fermo per Giuseppe Porcelli, 54 anni, bidello alla scuola media «Marino Guarano» di Melito. Sarebbe lui, secondo la ricostruzione dei carabinieri di Marano avallata dai magistrati della Procura di Napoli nord, l’autore dell’omicidio del professore Marcello Toscano, docente di sostegno nella stessa scuola. Un delitto eseguito in orario di lezione nelle classi, intorno alle 12,30 di martedì, nel cortile dell’istituto scolastico di via delle Magnolie. Un delitto scoperto qualche ora dopo dai carabinieri, dopo la segnalazione dei due figli e della moglie della vittima che ne avevano denunciato la scomparsa poco dopo le 19. Il corpo è stato trovato su un’aiuola a ridosso dell’ex casa del custode, martoriato da almeno sei coltellate. 

 

Il decreto di fermo della Procura Napoli nord, guidata dal procuratore capo Maria Antonietta Troncone, è stato notificato a Giuseppe Porcelli di primo mattino, dopo una notte trascorsa in caserma, sotto interrogatorio. L’uomo è stato rinchiuso nel carcere di Poggioreale con l’accusa di omicidio, in attesa dell’udienza di convalida. La misura è scattata per impedirgli di presentarsi a scuola. Porcelli non ha confessato ma ha nominato suo difensore l’avvocato Emanuele Caianiello, che dice: «Ho incontrato il mio assistito solo nelle fasi precedenti al fermo. Ne saprò di più dopo il colloquio con lui in carcere». L’incertezza degli inquirenti è durata poche ore. I carabinieri hanno ascoltato diversi testimoni e il cerchio si è chiuso, partendo dall’ora presunta del delitto ricostruita dal black out del cellulare della vittima alle 12,20. A quell’ora, solo chi era a scuola avrebbe potuto agire e solo chi conosceva luoghi, orari e spostamenti di docenti e altri dipendenti scolastici.

Nel decreto, sono elencati i «gravi indizi» alla base del fermo. In primo luogo, le immagini delle telecamere di sorveglianza fuori la scuola, che hanno fissato chi è uscito dall’istituto all’ora presunta del delitto. Poi la perquisizione a casa di Porcelli, con il sequestro degli abiti che indossava martedì, su cui sono state trovate tracce di sangue da esaminare. Tracce di sangue anche dove è stato trovato il corpo della vittima, su cui si dovrà accertare se appartengono al professore Toscano o al bidello arrestato. Ma a rafforzare le convinzioni degli inquirenti sono state le incongruenze mostrate nelle dichiarazioni di Porcelli sui suoi spostamenti e sugli orari, smentiti da altre testimonianze. 

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Dai controlli sulle celle telefoniche cui si è agganciato il telefonino del professore, i carabinieri hanno ricostruito l’orario approssimativo del delitto intorno alle 12,30. Sarà l’autopsia, da eseguire nei locali dell’Unità di medicina legale della Asl Na2 nord a Giugliano, a fornire altri elementi: conferme sull’orario della morte, dinamiche dell’accoltellamento, eventuali spostamenti del cadavere. Anche la famiglia, che ha nominato l’avvocato Gennaro Lepre, dovrà designare un suo medico legale. Resta tutto da ricostruire il movente che avrebbe spinto Porcelli a uccidere il docente. Su questo, i carabinieri stanno scandagliando interessi economici e vita della vittima e dell’indagato. Da qualche testimonianza, sarebbe emerso tra i due qualche affare in comune, da verificare, legato a prestiti o interessi su immobili all’asta. Escluso, dunque, un legame del delitto con l’attività lavorativa a scuola. Giuseppe Porcelli ha negato tutto, mostrandosi calmo e freddo. E, sentita dall’agenzia LaPresse, la figlia dell’arrestato ne prende le distanze: «Un gesto ingiustificabile. Ci vergogniamo per quel che è accaduto. Se le ipotesi investigative dovessero trovare conferma, chiediamo fin da ora scusa ai suoi familiari, anche se so che le scuse in questi casi non servono a nulla». 

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