Omicidio Fabio Cafasso a Napoli, condannato a 21 anni il boss Raffaele Mauriello

La vittima fu ammazzata nel dicembre del 2011 a Scampia

Via Ghisleri luogo dell'omicidio di Fabio Cafasso
Via Ghisleri luogo dell'omicidio di Fabio Cafasso
di Luigi Sabino
Venerdì 9 Dicembre 2022, 19:59 - Ultimo agg. 10 Dicembre, 08:04
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Niente ergastolo per Raffaele Mauriello, accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio di Fabio Cafasso. E’ quanto stabilito dal Tribunale di Napoli che, questa mattina, ha scritto la parola fine all’iter processuale che vedeva il giovane boss di Melito alla sbarra.

Una sentenza che, parzialmente, rigetta le argomentazioni della pubblica accusa che, invece, per Mauriello aveva chiesto il massimo della pena. Il motivo, aveva argomentato il pubblico ministero, è che l’imputato, sebbene avesse ammesso l’addebito in sede di interrogatorio non aveva fornito ulteriori indicazioni che potessero portare all’identificazione di eventuali complici né, tantomeno, aveva permesso alle forze dell’ordine di ritrovare l’arma utilizzata per il delitto.

Ammissioni, aveva concluso l’accusa, fornite dall’imputato al solo scopo di ottenere la clemenza del giudice.

Tuttavia, lo stesso organo giudicante non è stato della stessa opinione accogliendo, anzi, la tesi difensiva avanzata dell’avvocato Luigi Senese che ha assistito Mauriello. Il penalista, infatti, non solo ha ribadito la genuinità delle dichiarazioni rilasciate dal ras ma ha anche evidenziato diverse contraddizioni nelle dichiarazioni rilasciate dai numerosi collaboratori di giustizia che accusavano Mauriello per la morte di Cafasso.

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Argomentazioni che, alla fine, hanno permesso al ras, di incassare una condanna a ‘soli’ ventuno anni di reclusione dopo che il giudice ha escluso l’aggravante della premeditazione. Una vicenda, quella della morte di Cafasso, che fa da sfondo alle fibrillazioni che, nel 2011, portarono allo scoppio della cosiddetta ‘terza faida’. La vittima, infatti, sarebbe stata implicata nello spaccio di cocaina all’interno della cosiddetta ‘Cianfa di Cavallo’, zona popolare di Scampia.

Attività che, però, lo aveva portato in contrasto con gli Amato-Pagano di Melito, di cui Mauriello, all’epoca, era considerato un emergente. Cafasso fu trucidato all’interno della sua ‘Smart’ poco meno di undici anni fa, il 21 dicembre del 2011. La sua morte, ad ogni modo, ebbe tragiche conseguenze perché, come poi emerso da successive indagini, fu uno degli episodi che scatenò la faida tra gli Amato-Pagano, all’epoca guidati da Mariano Riccio, genero di Cesare Pagano, e da Ciro Mauriello, padre dell’imputato e le cosiddette ‘cinque famiglie’. Uno dei pentiti, Giovanni Illiano, ad esempio, ha raccontato ai magistrati che, all’indomani della morte di Cafasso alcuni ras di Secondigliano e Scampia si presentò a Melito per chiedere conto dell’omicidio e cercando il giovane Mauriello. Quest’ultimo, tuttavia, aveva già abbandonato il territorio rifugiandosi a Madrid. Non fu l’unica volta. Anni dopo, Mauriello, sarà arrestato a Dubai, dove, dopo altri mandati spiccati nei suoi confronti, si era nascosto sotto la protezione di Raffaele Imperiale, il super trafficante di cocaina diventato, da qualche tempo, collaboratore di giustizia.

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