Omicidio Sorrentino, pentito accusa:
«È lui, fece uccidere mamma coraggio»

Omicidio Sorrentino, pentito accusa: «È lui, fece uccidere mamma coraggio»
di Dario Sautto
Venerdì 29 Novembre 2019, 08:31
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«Durante un summit tra Birra e Gionta, mi chiesero se potevo uccidere Francesco Tamarisco. Tra noi camorristi tutti sappiamo che è il mandante dell'omicidio di mamma coraggio Matilde Sorrentino». Francesco Raimo, ex killer di Ercolano oggi pentito, ha confermato di conoscere bene villa Tamarisco, nel quartiere Poverelli di Torre Annunziata, dove andò in scena lo scandalo pedofilia. A processo c'è il solo Francesco Tamarisco, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Matilde Sorrentino, una delle tre mamme coraggio che a metà anni 90 decisero di denunciare le violenze subite dai loro figli nella scuola degli orrori. Lei fu ammazzata sull'uscio di casa il 26 marzo del 2004 da Alfredo Gallo, killer che sta scontando l'ergastolo.

LA DEPOSIZIONE
Secondo l'accusa rappresentata in aula dal procuratore di Torre Annunziata, Pierpaolo Filippelli ad ordinare la sua uccisione fu proprio Tamarisco, pagando 50mila euro, comprando un'auto costosa ai familiari per recarsi in carcere a trovare Gallo e, soprattutto, finanziando con 500 euro al mese la sua detenzione per comprarne il silenzio. A questa tesi, gli inquirenti sono arrivati anche grazie ad alcuni collaboratori di giustizia. Tutti puntano il dito contro il potente narcos Tamarisco, inizialmente coinvolto nello scandalo pedofilia e assolto in appello. Assistito dagli avvocati Antonio Rocco Briganti e Alessandro Pignataro, ieri ha chiesto di prendere la parola e si è difeso in videoconferenza dal carcere di Bari: «Raimo è un menzognere. Non lo conosco e non è mai venuto a casa mia come dice. E soprattutto non sono un pedofilo: ero stato condannato da innocente, ma grazie a Dio ero in carcere in quel periodo. Queste cose sono lontane dalla nostra famiglia, noi non tocchiamo bambini e donne. E poi, la signora e il figlio non avevano detto niente su di me e niente avevano da dire, non potevo avercela con loro».

Le parole dei pentiti, però, finora sono precise e convergenti. Alessandro Montella ha riportato i dialoghi con un broker della droga, Gennaro Di Capua (nel frattempo ucciso), che gli aveva raccontato che «Tamarisco era il mandante. Dopo quei fatti, avevano perso spazio tra i narcos di Barcellona, non erano più credibili in mezzo alla malavita». Raimo, poi, è sceso nei dettagli, perché ha partecipato «ad un summit con Umberto Onda, Michele e Alfonso Chierchia, e Lorenzo Fioto, Stefano Zeno e Ciro Uliano», esponenti di spicco dei clan Gionta di Torre Annunziata e Birra-Iacomino di Ercolano. «Era uscita la sentenza di condanna di Alfredo Gallo ha spiegato Raimo e commentammo l'episodio. Onda mi disse che era stato davvero lui, dietro compenso di Tamarisco. Disse che i due boss Valentino Gionta e Pasquale Gallo si incontrarono durante un processo e decisero di uccidere quattro persone coinvolte nello scandalo pedofilia. I Gallo uccisero i due pedofili (Ciro Falanga e Pasquale Sansone) appena scarcerati, ai Gionta toccava ammazzare Ciro Chierchia e proprio Tamarisco.

Io dissi che ero disponibile, ma non seppi più niente». In quel periodo, però, Francesco Tamarisco era detenuto. Altre conferme erano arrivate in carcere: «Alfredo Gallo fece dei regali a Gennaro Longobardi (elemento di spicco dei Gionta), gli arrivavano dai Tamarisco».

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