Omicidio a Mergellina, il dolore del vescovo Battaglia: «Disarmiamo Napoli»

La lettera aperta del presule sul dramma della città

Polizia a Mergellina
Polizia a Mergellina
Mercoledì 22 Marzo 2023, 16:34 - Ultimo agg. 23 Marzo, 00:04
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Scrive una lettera aperta al parroco di Francesco Pio, il giovane ucciso a Napoli, e a tutti rivolge un appello, il vescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia: «Disarmiamo insieme Napoli! Deve essere un impegno di tutti! Vanno disarmate le mani di coloro che fanno della violenza e della prepotenza il proprio stile di vita!». «Vanno disarmate le mani di chi crede che un coltello in tasca e una pistola addosso rendano più forti, fino a sentirsi padroni della vita altrui - scrive - Vanno disarmate le mani della criminalità organizzata e di tutti coloro che trafficano, vendono, usano armi!».

Parla di «turbamenti necessari e delle inquietudini benedette», il vescovo di Napoli. «Come possiamo, infatti, in questa città dormire sonni tranquilli mentre i suoi figli più giovani vengono assassinati sotto lo sguardo degli amici in un momento di serenità e spensieratezza, in luoghi di grande bellezza che si trasformano in pochi minuti in un teatro di gesti efferati? - scrive - Come può un adulto riposare in questi giorni senza sentire tutto il dolore della famiglia di Francesco Pio e tutta la preoccupazione per i figli di questa città il cui ritmo, come tu giustamente hai detto, è ormai cadenzato da episodi di violenza, da aggressioni e risse, da feriti e morti innocenti!?».

 

«Facciamo sì, tuttavia, che questa tragedia risvegli le coscienze assopite, smuova le miopie di chi non è capace di vedere oltre il proprio ruolo e il proprio interesse, ridesti la dignità di un intero popolo non più rassegnato al fatto che in questa città la morte sia diventata una compagna di strada delle passeggiate dei nostri ragazzi e la violenza un paesaggio costante come il mare che la bagna», scrive.

E aggiunge: «Dobbiamo disarmarci anche noi, adulti sempre pronti a cercare di chi è la colpa senza prima interrogare la nostra coscienza, ormai così individualista, indifferente, assuefatta al male».

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