Alessio Bossis scarcerato e ucciso a Volla: due killer in azione tra la folla, la verità dalle telecamere ​

Alessio Bossis scarcerato e ucciso a Volla: due killer in azione tra la folla, la verità dalle telecamere
di Giuseppe Crimaldi e Leandro Del Gaudio
Lunedì 24 Ottobre 2022, 22:59 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 17:23
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Per la legge era sorvegliato speciale, per i tempi lenti della giustizia era sotto giudizio come presunto pistolero di un agguato consumato due anni fa in piazza Trieste e Trento. Ma per i killer che lo hanno freddato ieri sera, Alessio Bossis era nulla più che un facile bersaglio: nell’eterna faida che si combatte a Ponticelli, il suo nome compariva in testa alla lista nera dei rivali del clan De Luca Bossa-Minichini da abbattere. E i killer intorno alle 18,30 di ieri pomeriggio hanno messo il sigillo di sangue sulla sentenza di morte, immediatamente esecutiva e - soprattutto - inappellabile.

Umidità a fette, ieri sera a Volla quando, il parcheggio del centro commerciale “In piazza” di via Monteoliveto si trasforma in un mattatoio.

Almeno due uomini armati si avvicinano al 21enne Alessio Bossis e gli scaricano addosso almeno sette colpi di una pistola calibro 9. 

Non c’è scampo per il giovane, mentre tra le non poche persone presenti nell’area del centro commerciale - tra loro anche famiglie con mamme, papà e bambini - si scatena il panico.

Nonostante la giovane età, Bossis era un nome noto agli investigatori e ritenuto un emergente del clan De Luca Bossa-Minichini di Ponticelli.

 

Su di lui aveva indagato anni fa il pm Mariella Di Mauro (oggi procuratore aggiunto a Napoli nord). Ed è quasi sicuramente lì, a Ponticelli, che è stata presa la decisione di eliminarlo. Nel panorama degli scontri criminali i de Luca Bossa sono oggi nemici del clan De Micco. 

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Sul posto sono intervenuti i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata. Indagini in corso per stabilire il possibile movente del delitto, da ricercare probabilmente nella faida con i De Micco, e dare la caccia agli autori dell’omicidio. Acquisite le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti sul piazzale del centro commerciale. Ma chi era Alessio Bossis? Il suo nome compare già nel 2019, quando Bossis aveva appena 18 anni. Bossi entra sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Napoli dopo che i carabinieri lo indicano, in almeno due informative, come uno dei giovanissimi che nella zona orientale starebbe cercando di formare un nuovo clan. Nel 2020 venne arrestato per una sparatoria nel cuore di Napoli, in piazza Trieste e Trento: un grave assalto sotto le finestre della Prefettura, che culminò nel ferimento di due giovani dei Quartieri Spagnoli. Era l’uomo delle stese, un soggetto ritenuto a rischio, nella polveriera criminale di Napoli est.

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Ma come mai non si trovava in cella? Era stato condannato a otto anni di reclusione in primo grado e in appello, proprio grazie alle intercettazioni con cui la Dda aveva ricostruito l’agguto consumato in piazza Trieste e Trento (vendetta per un litigio con altri babycriminali pochi giorni prima). Poi in Cassazione, le cose sono cambiate. Difeso dall’avvocato Giovanni Abet, il processo Bossis aveva subìto uno stop: annullamento della condanna, rinvio degli atti a Napoli, per un nuovo processo, sulla scorta dell’analisi della utilizzabilità delle intercettazioni (per la legge Cavallo), che erano state attivate in un altro procedimento. È in questa fase che Bossis viene scarcerato, pronto a sostenere un nuovo giudizio. Era atteso anche dinanzi al Tribunale Misure di prevenzione, per ottenere l’ok a un lavoro. Ma i killer hanno bruciato tutti sul tempo, con il colpo di grazia all’uomo delle stese. 

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