Ormeggi abusivi a Napoli, scoperto l'affare delle finte boe: duemila euro a barca

Ormeggi abusivi a Napoli, scoperto l'affare delle finte boe: duemila euro a barca
di Leandro Del Gaudio
Domenica 13 Giugno 2021, 11:00 - Ultimo agg. 14 Giugno, 07:04
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Ha creato una cintura di ormeggi a corpo morto. Un muro, che è anche un vecchio trucco da marinaio abituato a destreggiarsi nelle acque partenopee, quelle acque che - alla fine - producono un mucchio di quattrini in nero. Qualcosa come 1.500 o 2.000 euro a contratto, a seconda della dimensione della barca, del gommone, del natante, o magari solo in relazione alla posizione dell'ormeggio e alla comodità con cui si può salpare per un giro nelle isole del golfo, senza dare troppo nell'occhio. Boe abusive e affari illeciti, ci risiamo. Succede nel golfo di Napoli, nella città del mare vietato ai più e abusato da pochi. Proviamo a capire come funziona, alla luce di quanto emerso finora dalle indagini condotte in questi mesi dagli uomini della guardia costiera. Un pool specializzato contro abusi e illeciti via mare o sulla costa, che agiscono come forze dell'ordine, ma anche su delega dell'autorità giudiziaria. Coroglio, dunque, partiamo da qui per capire come funziona l'andazzo. Isolotto di Nisida in prospettiva, scenario mozzafiato. Mare calmo, a poche miglia dal costone di Posillipo, lo spettacolo di abusi salta all'occhio: c'è un muro di barche piazzate sulla linea dell'orizzonte, che delimita 1850 metri quadrati di mare. Non vanno confuse con il sistema di attracchi della Lega navale - meglio chiarire a mo' di premessa -, sono altra cosa rispetto a chi lavora in un regine di concessioni in chiaro. C'è un mondo diverso, creato ad arte da chi si pone come l'erede dei vecchi ormeggiatori abusivi (il più conosciuto dei quali veniva chiamato mano mozza), in grado di usare le onde del mare come una fonte di guadagno e un sistema di potere fondato su strette di mano, contrattini posticci e migliaia di euro cash. 

C'è chi ha scoperto un modo per organizzare l'affare, ovviamente in modo illegale. È un giovane imprenditore, finito al centro di verifiche condotte in questi giorni, che ha costruito una sorta di diga per ormeggiare in modo abusivo le barche di amici, parenti e conoscenti.

Ha fatto richiesta di concessioni, ma non le ha avute. In attesa che la sua pratica si sblocchi - tra demanio, capitaneria di porto e altri uffici territoriali -, ha iniziato a staccare tagliandi. Assolutamente illegali, sia chiaro: per ogni barca ormeggiata incassa 1.500 euro o 2.000, sempre in relazione a tempi, forme e praticità a usare le imbarcazioni a richiesta. Ticket illegali in cambio di soldi veri. Un business sul quale ora indaga la Procura di Napoli, che ha delegato indagini sulla strana moda di ancorare barche ad altre barche. Sentito dagli inquirenti, il giovane imprenditore fai da te, si è limitato a una alzata di spalle. Non ha rilasciato dichiarazioni, quando gli hanno notificato pochi giorni fa la denuncia per occupazione di specchio d'acqua, ma si è concesso solo una battuta da non verbalizzare: ho fatto richiesta, ma non mi hanno dato ancora il via libera, in fondo svolgo un servizio. Che faccio di male? In fondo - ha aggiunto - è un po' come parcheggiare in seconda fila, per poi spostare l'auto, quando qualcuno deve passare. Ed è proprio questo il punto. Secondo gli inquirenti, agli ordini del luogotenente di Guardia Costiera Carlo Nigro, negli ultimi anni il sistema delle boe abusive si è sviluppato in modo silenzioso, sommerso (in tutti i sensi), tollerato in passato e rimasto impunito da stagione in stagione. Un motivo che ha spinto gli inquirenti ad armarsi di tutti gli strumenti necessari, qui a Coroglio: droni per raccogliere immagini dall'alto, sommozzatori per rimuovere àncore che fungevano da ormeggi a corpo morto per altre imbarcazioni.

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Funziona così nelle acque di Bagnoli, ma anche a Mergellina, dove - a scavare fino in fondo - il sistema in questi anni si è evoluto. Coop e società di pescatori hanno ottenuto concessioni limitate, utilizzate però come base di appoggio per estendere i propri affari in modo decisamente abusivo. È il mondo dell'apparentemente legale, che ha consentito a qualcuno di gestire le boe a tot metri di distanza dalla linea di costa (gli scogli di Mergellina) per poi estendere le proprie attività lì dove non è consentito. Affari illegali, traffici clandestini nei giorni in cui la città cerca di risalire la china, di recuperare ossigeno, affacciandosi sulle acque del golfo e dei suoi anfratti più prestigiosi. Dove c'è chi firma contratti da duemila euro, staccando contratti completamente fasulli, grazie a un muro di imbarcazioni costruito ad arte per offendere il paesaggio e trasformare in business illegale la rada del mare napoletano.

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