Ornella Pinto, il compagno assassino condannato all'ergastolo: le lacrime delle sorelle in aula

Ornella Pinto, il compagno assassino condannato all'ergastolo: le lacrime delle sorelle in aula
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 11 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 12 Maggio, 08:08
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Ergastolo. Per Ornella Pinto, madre di un bimbo di soli cinque anni, la morte arrivò all'improvviso, un'ora prima dell'alba del 13 marzo dello scorso anno, e il carnefice aveva le sembianze del suo compagno: la donna venne massacrata a coltellate in camera da letto dal convivente, sotto gli occhi del figlioletto. Ieri per l'uomo, Giuseppe Pinotto Iacomino, è arrivato il verdetto dei giudici della prima sezione della Corte di Assise di Napoli: fine pena mai.

Il dispositivo della sentenza è stato letto al termine della camera di consiglio dal presidente Teresa Annunziata, che in questo modo ha accolto la richiesta formulata una settimana prima dal sostituto procuratore di Napoli Fabio De Cristofaro, della sezione Fasce Deboli, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone.

Ha retto, dunque, l'impianto accusatorio che aveva ricostruito gli ultimi attimi di vita della vittima.

La sentenza è giunta al termine della camera di consiglio iniziata poco prima delle 15, subito dopo l'arringa difensiva dell'avvocato Mario Terracciano, legale di Iacomino, durata quattro ore e mezza e conclusa con la consegna ai giudici di una memoria di oltre 114 pagine, incentrata sull'insussistenza delle tre aggravanti contestate: la stabile convivenza, la premeditazione e la particolare crudeltà (13 coltellate furono inferte quella mattina). Ragioni che, tuttavia, non hanno convinto la Corte d'Assise.

Alla lettura del verdetto, le sorelle di Ornella, rappresentate in giudizio dall'avvocato Mino Capasso, entrambe presenti in aula insieme con i rispettivi mariti, sono scoppiate in lacrime: «È stata riconosciuta l'efferatezza del crimine - ha commentato l'avvocato Capasso - perpetrato peraltro davanti al bambino». Alla fine dello scorso aprile a Pinotto Iacomino è stato notificato un sequestro conservativo dei beni, disposto - fa sapere l'avvocato Terracciano - «malgrado la volontà manifestata in più occasioni e con più modalità di voler intestare beni mobili e immobili, con un'offerta pubblica, al bimbo, e denaro alle sorelle e ai genitori della vittima. Una disponibilità che c'è stata fino dal primo giorno del processo, - ha aggiunto il legale - ma davanti alla quale è stato sempre opposto un rifiuto».

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Un delitto atroce. L'omicidio di Ornella, che si guadagnava da vivere come insegnante di sostegno, suscitò a Napoli enorme scalpore e indignazione. Tredici coltellate sferrate con un indicibile carico d'odio alle 4,35 e sotto gli occhi del figlioletto della donna. La camera da letto trasformata in un mattatoio.

Iacomino decise di chiudere così, per sempre, quel rapporto sentimentale che si era irrimediabilmente incrinato ormai da tempo con quell'uomo. Subito dopo aver sferrato le coltellate, Pinotto abbandonò il piccolo in lacrime accanto al corpo ormai senza vita della mamma e fuggì via. A bordo della sua auto percorse chilometri in quel che restava di una notte nella quale l'inferno pareva aver aperto i suoi cancelli per far tornare in terra tutti i suoi demoni. «Ho ucciso la mia compagna»: quattro ore e mezzo dopo il fatto commesso nell'abitazione del quartiere napoletano di San Carlo all'Arena l'assassino busserà al cancello della stazione dei carabinieri di Montegabbione, vicino Orvieto, in Umbria. Al termine di una improvvisa quanto inutile fuga lungo l'Autostrada del Sole, il 43enne si andò a costituire, con addosso ancora i vestiti sporchi del sangue della sua (ex) compagna.

 

Ma Ornella non è stata dimenticata. Il 21 novembre del 2021, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l'Inner Wheel Club di Napoli Castel dell'Ovo ha donato una panchina rossa all'Ites Ferdinando Galiani, istituzione scolastica da sempre sensibile e attenta a queste problematiche. E proprio oggi il ricordo di quella povera mamma massacrata dall'uomo che l'odiava si perpetuerà, sempre in una scuola: questa volta toccherà al Liceo Artistico Statale di Napoli, dove la Pinto insegnava. 

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