Ornella Pinto uccisa dal compagno a Napoli, processo sprint in Assise: «Omicidio a freddo e premeditato»

Ornella Pinto uccisa dal compagno a Napoli, processo sprint in Assise: «Omicidio a freddo e premeditato»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 28 Maggio 2021, 08:00
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Aula 115, prima sezione di corte di assise, 14 luglio: via al processo a carico di Pinotto Iacomino, l'assassino di Ornella Pinto. Processo immediato, saltando il filtro dell'udienza preliminare, di fronte a due fattori: c'è l'evidenza della prova, la condizione di detenuto di Iacomino, quanto basta per andare in corte di assise. Cinque persone indicate come parti offese dalla Procura, a partire dal bambino di tre anni rimasto orfano di madre per mano del padre, per arrivare ai genitori e alle due sorelle. In meno di tre mesi, la Procura esercita l'azione penale e accusa Iacomino di omicidio volontario, a freddo, premeditato come una trama costruita nel tempo, di fronte alla determinazione di Ornella di chiudere la propria relazione in modo definitivo. Inchiesta condotta dal pm Fabio De Cristoforo, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Chiaro il ragionamento della Procura. C'è la confessione dell'imputato (che punta però a respingere l'accusa della premeditazione, sostenendo la tesi di un raptus di violenza maturato nel corso di un litigio); la testimonianza resa dai parenti di Ornella; ma anche l'autopsia, che attesta una verità straziante: Ornella venne uccisa nel sonno, dopo che l'uomo si era introdotto in casa (aveva ancora le chiavi, dopo essersi allontanato), di notte e armato di coltello (che aveva prelevato da un suo albergo, in zona vesuviana). 

 

Poi quei messaggini via whatsapp, di appena un giorno prima: «Ho perso un tesoro, tu sei la cosa più bella che mi potesse capitare nella vita...

anche se non ho le spalle larghe per poter affrontare questa nuova condizione». Parole rassicuranti, ma era un bluff, dicono i pm: quindici coltellate, a ripetizione, la prima tra le spalle e il torace, mentre Ornella dormiva adagiata sul fianco. Secondo il gip Saverio Vertuccio, la ricostruzione dell'uomo non è aderente alla realtà. E l'omicidio di Ornella non può essere ricondotto a un raptus improvviso. Agli atti anche le prime parole che il piccolo avrebbe confidato allo zio, quando Ornella era ormai priva di vita: «Papà ha ucciso mamma e ha rotto la casa». Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ora si va in corte di assise, ce n'è abbastanza per saltare il filtro dell'udienza preliminare. 

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Rappresentati dall'avvocato Carmine Capasso, i parenti di Ornella chiedono un processo giusto, che sappia tenere conto di tutte le fasi del femminicidio, che sappia valorizzare la sensibilità con cui la donna aveva assicurato all'ex marito equilibrio e disponibilità nella formazione della crescita del bambino. Sarò sempre disponibile alle tue esigenze - scriveva la donna -, avrai sempre il massimo dell'attenzione. Toni concilianti, quasi confortevoli da parte del marito, appena un giorno prima di fare quella maledetta incursione in casa. Siamo a pochi passi da via Tanucci, è notte fonda, la donna riesce ad avvisare la sorella, prima di morire. 

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