Ospedale Cardarelli di Napoli, il medico in pensione: «Via senza rimpianti, è diventato un inferno»

Ospedale Cardarelli di Napoli, il medico in pensione: «Via senza rimpianti, è diventato un inferno»
di Ettore Mautone
Mercoledì 11 Maggio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 13:03
4 Minuti di Lettura

Pasquale Caiazzo, classe 1951, al Cardarelli ha mosso i primi passi da giovane medico negli anni 70, poi allievo del caposcuola della Neurochirurgia Francesco Castellano, quindi per anni a farsi le ossa in prima linea a Caserta, al Loreto Mare, e quindi di nuovo al Cardarelli in posizione apicale per quasi dieci anni prima della pensione a dicembre scorso.

Video

Quali sono i mali del Cardarelli?
«Attengono soprattutto all'organizzazione della rete dell'urgenza della città nascosti negli ultimi due anni dall'emergenza Covid».

Il Covid ha nascosto i problemi del Cardarelli?
«È stato un alibi, un paravento.

La pandemia ha poi limitato moltissimo gli accessi nei pronti soccorso. Ora la situazione è esplosa anche perché sono stati cancellati dalla rete cittadina dell'emergenza il Loreto innanzitutto e in subordine il San Giovanni Bosco che galleggia».

Quale valore aveva il Loreto?
«È stato sempre un baluardo dell'emergenza accogliendo ogni tipo di pazienti. Poteva contare su una squadra molto forte. Anche se non completo aveva esperti in ogni campo clinico e fronteggiava i traumatizzati, le vittime di sparatorie, malati acuti per diabete, per emergenze urologiche, neurologiche, gastriche, emorragiche. Anche il San Giovanni Bosco faceva il suo per la posizione strategica sugli assi stradali».

E l'Ospedale del mare?
«La chiusura del Loreto è stata burrascosa. L'ospedale del mare è dispersivo, serve più personale, per anni impreparato a raccoglierne l'eredità mancando di automatismi, decentrato rispetto al cuore pulsante della città. Solo oggi inizia a diventare un punto di attrazione e non a caso mostra gli stessi problemi di affollamento del Cardarelli. Il fatto che da quel presidio siano andati via nomi della medicina napoletana come Pio Zannetti, primario della Rianimazione, Pietro Maida a capo della Chirurgia, Vittorio Helzel, che ha lasciato anzitempo la prima linea, la dicono lunga sulle condizioni di lavoro e organizzative. C'è un fermento e qualcosa che non va lungo la strada che doveva farne una eccellenza».

Cosa fare dunque?
«Vanno completate innanzitutto le reti tempo dipendenti. C'è quella per l'infarto ma quella del grande trauma e dell'Ictus sono lacunose. Il Cardarelli resta l'unico riferimento di alto livello. Ci vogliono anni di programmazione: nel 2017, quando partì la rete per l'Ictus, anche il Cardarelli aveva problemi ed era inadeguato. Molti centri di riferimento, anche di altre provincia, non hanno la chirurgia vascolare. Al Cardarelli il Dea di emergenza è il cuore pulsante dell'ospedale dotato di Pronto soccorso, Obi, Medicina e chirurgia di urgenza, Neurochirurgia, Terapia intensiva la la piattaforma diagnostica, le sale operatorie e la ginecologia, anche se questa non è di urgenza. Poi c'è un secondo Cardarelli fatto delle varie specialità. Un'organizzazione non ha nessuno in Campania e da imitare in sedicesimi».

E sul fronte interno quali sono le disfunzioni?
«Non tutto l'ospedale è orientato al pronto soccorso. Evidentemente un'area di emergenza di quelle proporzioni comporta sacrifici alle attività ordinarie. Io quando andavo a lavoro non sapevo mai se la seduta operatoria era confermata in quanto avevamo pazienti anche nelle sale chirurgiche quando le rianimazioni erano piene».

Ha rimpianti?
«No, sono andato via senza nessun dolore. Eravamo arrivati a lavorare in condizioni veramente disagiate e il Covid ha attenuato le difficoltà. Bisognerebbe drenare i malati in ospedali periferici meno utilizzati piuttosto che trasferire quel personale e portarlo al Cardarelli. Sono necessari polmoni assistenziali periferici in cui trasferire i pazienti stabilizzati stabilire collegamenti telematico col Cardarelli. L'ospedale è l'ultimo baluardo dell'emergenza regionale ed è bersagliato dai trasferimenti da altri ospedali pur minuti di specialità». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA