Ospedale Cardarelli di Napoli, allarme dei medici: «Lasciati soli in trincea»

Dopo mesi in attesa di un confronto con la nuova dirigenza, i camici bianchi proseguono lo stato di agitazione

L'assemblea dei lavoratori del Cardarelli
L'assemblea dei lavoratori del Cardarelli
di Ettore Mautone
Venerdì 24 Marzo 2023, 11:00
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Acque agitate al Cardarelli: dopo mesi in attesa di un confronto con la nuova dirigenza, guidata da Antonio D'Amore insediatosi a inizio agosto 2022, i camici bianchi del Cardarelli proseguono lo stato di agitazione. Riunita ieri, nella Sala Mediterraneo, l'assemblea generale dei quadri sindacali aperta a tutta la dirigenza medica, sanitaria e del comparto. Una mobilitazione massiccia che ha visto unite tutte le sigle, dai medici della Cimo-Fesmed guidato al Cardarelli da Luciano Vicenzo, all'Anaao Assomed con Eugenio Gragnano, dagli anestesisti dell'Aaroi fino al Fassid allargando il raggio alla rappresentanza sindacale unitaria Cgil, Cisl e Uil (medici e funzione pubblica), Fials e Nursind. All'ordine del giorno nodi irrisolti diventati cronici: dalla carenza di personale (soprattutto in pronto soccorso) ai tagli agli straordinari per gli infermieri, dalla stabilizzazione dei precari alla progressione economica orizzontale, fino alla regolamentazione dell'orario di lavoro passando per la mobilità interna e i mancati riconoscimenti delle indennità per l'orario aggiuntivo prestato in prima linea dal personale dei reparti specialistici. Un malcontento diffuso. Mobilitati anche i camici bianchi del comparto e i sindacati di categoria di infermieri, tecnici e personale sosiosanitario con momenti di tensione quando gli operatori hanno trovato sbarrato il portone della Sala Moriello al secondo piano del padiglione monumentale il cui uso non era stato autorizzato. Sala poi occupata.

Ma veniamo ai fatti: cosa spinge tutto l'arco sindacale della dirigenza medica, sanitaria e del comparto a mobilitarsi? Partiamo dai medici: «Dopo 7 mesi siamo ancora in attesa di risposte sulla stabilizzazione del personale».

Dito puntato sull'urgenza dei concorsi in area medica e chirurgica «come dichiarato dal direttore generale ad ottobre scorso sulla base della disponibilità dei fondi ottenuti dalla Regione (il 30 per cento di 40 milioni di euro)». C'è poi il bubbone del pronto soccorso dove si lavora con poco personale e una quota di turni orari svolti da specialisti prestati dalle retrovie che non godono però delle indennità di straordinario (revocate dallo scorso novembre) ma che finiscono per sguarnire i reparti di appartenenza in disapplicazione della stessa legge di Bilancio regionale che incrementava tali fondi. Reclamata poi l'attribuzione delle indennità di posizione, risultato e disagio del 2022, degli incarichi contrattuali. C'è poi il capitolo della riapertura della palazzina M (intramoenia) da tre anni convertita in polo Covid e infine il riparto dei fondi Inali destinati, in ciascuna Azienda, ad incrementare i fondi per i medici impegnati nell'emergenza. 

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La dirigenza del Cardarelli getta acqua sul fuoco e con una nota replica alle rivendicazioni soprattutto degli infermieri: «La progressione economica orizzontale di infermieri, tecnici ed Oss, le ore di straordinario autorizzabili, la definizione del fabbisogno di personale e la gestione delle problematiche dell'emergenza sono all'attenzione della direzione che sta procedendo valorizzando il merito, in considerazione delle attuali esigenze assistenziali. Nello specifico, si è già proceduto con l'indizione del bando interno che individua i dipendenti che possono accedere alle fasce retributive più rilevanti. Mentre sul fronte del lavoro straordinario, si è dovuto procedere ad una rimodulazione del numero di ore previste per il 2023, anche alla luce del minore impatto della pandemia sulle attività assistenziali». L'Azienda, inoltre, rivendica l'impegno per migliorare la gestione del Pronto soccorso avendone avviato la ristrutturazione «e la ridefinizione dei percorsi assistenziali oltre alle attività volte a reclutare nuovo personale». 

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