«Vado in motocicletta anche d’inverno, non soffro il freddo. Ma, negli ultimi otto giorni di ricovero all’Ospedale del mare, ho indossato il piumino sopra il pigiama: ho resistito in attesa dell’intervento chirurgico anti-cancro, che è stato poi rinviato». Il 70enne, ieri mattina rimandato a casa, racconta il disagio vissuto in prima persona nella struttura di Ponticelli e dovuto al mancato funzionamento dell’impianto di riscaldamento dopo la voragine.
È stato ricoverato d’urgenza?
«Avevo una perdita di sangue nelle urine.
Quando?
«Il primo gennaio e, dopo un po’ di attesa, i medici mi hanno praticato una nefrostomia che ha portato a programmare un primo intervento chirurgico, il 7 gennaio».
Fin qui non ha avuto problemi.
«Assolutamente. Ho ricevuto un’ottima assistenza sia da parte dei medici sia degli infermieri: l’iter diagnostico è stato eccezionale, e non solo. Perfette le pulizie, due volte al giorno, buono anche il cibo consegnato in vaschette sigillate».
Promuove, dunque, il personale sanitario.
«Sono stato curato diverse volte anche a Milano, qui il livello mi è sembrato anche leggermente superiore, ma poi tutto è precipitato».
Con la voragine.
«Otto gennaio, ore 6 del mattino: ho sentito un boato e mi ho aperto gli occhi. Così ho visto i vetri della finestra tremare e, poiché non volevo alzarmi dal letto dopo l’operazione del giorno precedente, ho chiesto a un addetto del reparto di scattare una fotografia con il cellulare per capire cosa fosse accaduto: stesse immagini mostrate anche in tv».
Da quel momento è iniziata la sua disavventura.
«Primo disagio, come per gli altri degenti: non potere usare il gabinetto e gli altri servizi igienici, per la mancanza d’acqua».
E poi, lo stop agli impianti di riscaldamento.
«Il primo problema è stato risolto nel giro di 48 ore, l’altro no. Quindi ho tenuto il piumino sopra il pigiama e mi sono lavato con l’acqua fredda o usando le salviette».
E le pulizie delle stanze?
«Quelle sono state garantite comunque, due volte al giorno: sono state effettuate con panni preumidificati».
Ma non è stato possibile portarla in sala operatoria per operarla di nuovo.
«Per un tumore non grave all’uretere riscontrato durante l’intervento alla vescica del 7 gennaio: mi è stato riferito che l’altro giorno la temperatura era troppo bassa anche in sala operatoria per poter intervenire».
Ora è a casa.
«La sera successiva un dottore mi ha detto che sarei stato dimesso, come altri pazienti, perché la situazione oramai insostenibile. Ma anche in questa circostanza il personale è stato corretto: al momento di lasciare la struttura, mi ha dato un foglio che spiega che è tutto rinviato per problemi tecnici del presidio ospedaliero e che verrò riconvocato a breve per l’operazione».
È preoccupato per l’attesa?
«No, perché i medici mi hanno assicurato che il mio posto è congelato e credo di aver capito qual è il mio problema. Mi auguro, ovviamente, che la chiamata arrivi quanto prima, ma vorrei sottolineare che è assurdo bloccare servizi essenziali: l’ospedale non è un albergo, il ricovero dovuto alla sofferenza».
C’è una indagine giudiziaria.
«Ed è giusto chiarire le cause ed eventuali responsabilità, ma non fermare servizi essenziali».
È arrabbiato?
«Ad altri con il mio problema, consiglierei l’Ospedale del mare, ma le lungaggini in queste situazioni sono inaccettabili».