Ospedale del Mare, sabotaggio
per gestire cento posti di lavoro

Ospedale del Mare, sabotaggio per gestire cento posti di lavoro
di Leandro Del Gaudio e Viviana Lanza
Lunedì 3 Settembre 2018, 22:56 - Ultimo agg. 5 Settembre, 07:17
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Fanno gola quei cento e passa posti di lavoro nel pronto soccorso dell’ospedale del Mare. Fanno gola quei cento e passa nomi da inserire nei ranghi del cuore pulsante dell’ospedale più atteso della Campania: nomi che equivalgono a voti, che si trasformano in consenso per una o più liste sindacali che sgomitano all’interno della grande struttura ai piedi del Vesuvio. È questa la pista principale a quarantotto ore dall’allagamento del triage. Pista dolosa, pista rigorosamente interna. Ieri mattina sono stati ascoltati come persone informate dei fatti i vigilantes (tra cui il primo addetto alla sicurezza che ha lanciato l’allarme sull’allagamento), poi il direttore sanitario e altri esponenti di vertice dell’ospedale di Ponticelli.  
Inchiesta condotta dal commissariato locale, sotto la guida del dirigente Di Vittorio, ma anche dalla Digos del primo dirigente Francesco Licheri, che punta i riflettori sulle fibrillazioni interne al nosocomio alla vigilia dell’apertura del pronto soccorso.
 
 


Stando alle prime verifiche, è emerso che da giorni la gestione dei posti di lavoro (parliamo per lo più di infermieri e personale parasanitario) all’interno del pronto soccorso alimenta dissenso. C’è aria di scontro tra le sigle in campo. Ogni gruppo punta a piazzare i propri uomini, ad avere maggiore rappresentanza possibile all’interno del triage. La logica è più o meno questa: la sigla che piazza più uomini ottiene maggiore potere all’interno della struttura. In ballo il monte ore straordinari, ma anche il peso politico in uno dei punti chiave del funzionamento dell’ospedale di Ponticelli. Qualche esempio? Basta un semplice viaggio all’esterno della cittadella sanitaria di Ponticelli, per raccogliere i possibile movente del danneggiamento provocato sabato notte. 
LE AGITAZIONI
Spiegano al Mattino fonti che preferiscono per ovvi motivi rimanere anonime: «Basta una minaccia di agitazione per creare disagi, chi controlla il flusso di dipendenti ha potere di contrattazione in ogni momento dell’anno». E a suggerire questa pista sono anche le modalità con cui è stato messo a segno il tentativo di allagamento. Sabato notte, dunque: qualcuno ha bloccato la leva a pedale di un lavandino, oltre a intasare il deflusso dell’acqua con guarnizioni di gomma. Chi ha agito ha approfittato di un guasto del funzionamento dei lavandini, che era stato segnalato pochi giorni prima, sempre e comunque all’interno di una struttura che stava preparando l’apertura del triage per metà settembre. 
Uno scenario che ha comunque spinto il presidente della Regione Vincenzo De Luca a parlare esplicitamente di «sabotaggio», in vista della svolta destinata a rivoluzionare l’accoglienza ospedaliera nella sanità napoletana. Come è noto, da metà settembre il presidio di Ponticelli sarà l’unico polo alternativo a quello del Cardarelli (struttura da sempre alle prese con l’emergenza barelle), riuscendo a decongestionare la zona collinare. 
IL GOVERNATORE
Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Rosa Volpe, che punta a fare chiarezza anche su altri possibili momenti di fibrillazione - o di dissenso - all’interno della struttura di Ponticelli. Sotto i riflettori i trasferimenti a Napoli est, ma anche gli investimenti finora realizzati e in cantiere, che vengono sostenuti sempre e comunque dalle casse di Palazzo Santa Lucia. C’è malessere in seno a settori della sanità pubblica, per gli investimenti riservati ai centri clinici privati, almeno secondo quanto trapela dalla cittadella sanitaria non ancora a regime, per alcune scelte adottate in questi anni dal governatore. Possibile a questo punto che il presidente della Regione venga ascoltato come persona informata dei fatti nei prossimi giorni, anche alla luce del primo screening su documenti e testimonianze finora acquisite. 
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