Quanto accaduto nel parcheggio dell'Ospedale del Mare di Ponticelli ha lasciato di sasso sia geologi che ingegneri. La Procura sta indagando e ieri mattina ha iniziato i rilievi tecnici ma è abbastanza scontato che a chiarire molti punti oscuri saranno i sopralluoghi nel sottosuolo, ossia nelle aree dei sottoservizi raggiungibili attraverso le rampe di accesso dislocate sia all'interno della struttura ospedaliera che in quella della Centrale tecnologica. È in questi spazi che potranno essere chiariti i motivi del cedimento, per ora solo ipotizzabili. Che ci fosse un problema è chiaro poiché, come anticipato ieri dal Mattino, circa un mese fa è stato eseguito un sopralluogo da parte di esperti geotecnici su richiesta informale del direttore generale dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, il cui responso è stato quello di eseguire ulteriori indagini tra cui dei carotaggi. Probabilmente l'evoluzione è stata più rapida rispetto al tempo necessario per pianificare una serie di studi in sito, a cavallo tra le festività natalizie e le limitazioni con la Campania zona rossa e arancione.
L'area interessata al cedimento strutturale corrisponde a una cavità sotterranea che tecnicamente si chiama camera di spinta. Dalle immagini satellitari di Google Earth del 2007 si nota una cavità simile a una vasca, mentre in quelle del 2010 l'area è coperta. A chiarire cosa sia successo in quell'arco di tempo è Bing Maps: nelle immagini del 2008 si vedono perfettamente tre strutture a tunnel costruite nella cavità. È dunque una camera di spinta ossia uno scavo con muri in cemento armato dove sono inserite le tubazioni attraverso la tecnica dello spingitubo.
I punti al centro delle valutazioni tecniche sono sicuramente muri di spinta, solai e tunnel in cemento armato. Una prima risposta potrebbe venire già dalla progettazione, valutando se i calcoli siano stati adeguati alla struttura portante. In aggiunta va verificata la qualità del cemento armato, poiché dalle foto della voragine sono ben evidenti frammenti di solaio e le paratie di pali (trenta per la precisione) totalmente esposti. Il cemento è una miscela con acqua, sabbia e ghiaia che diventa armato quando vengono aggiunte sbarre di ferro o acciaio. Se la sabbia è di mare, i sali corroderebbero nel tempo le armature metalliche, anche piuttosto velocemente se la sezione dei tondini di ferro fosse ridotta. Come accadde in un palazzo de L'Aquila del 2009, a un cavalcavia della superstrada 36 a Lecco nel 2016, e nel famoso edificio di Poggioreale nel 1980. Altra verifica andrebbe fatta sulla massicciata, che nel caso di materiale poco consistente è possibile sia stato dilavato da una perdita d'acqua sottostante o, in maniera inferiore, dalle infiltrazioni, fino alla rottura dovuta al vuoto creatosi ma in questo caso i solai sarebbero rimasti intatti. Le attenzioni principali vanno quindi alle condutture. Attraverso rampe dislocate lungo i tunnel, i tecnici dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) manutenere i sottoservizi che in questo caso sono acqua (sia calda che fredda), gas (ossigeno) ed elettricità.
Potrebbe esserci stato un cedimento laterale provocato dalla rottura delle condotte d'acqua: la camera di spinta potrebbe aver ceduto per sifonamento nel sottosuolo, dovuto a probabile dispersione di acque per infiltrazione. Se così fosse, i tecnici della manutenzione avrebbero dovuto trovare acqua o ancora tubature corrose, e in superficie un avvallamento. Altra possibilità è la perdita di vapore che, diventata condensa nella cabina elettrica, avrebbe provocato un'esplosione. Ultima ipotesi quella della perdita di gas, però è l'unica esclusa dal direttore Verdoliva. Per il comandante dei vigili del fuoco Ennio Aquilino invece sarebbero state le infiltrazioni piovose a provocare il cedimento, ipotesi respinta dai geologi a meno che i solai non fossero progettati erroneamente, ma in questo caso sarebbero venuti giù molto prima essendo stati edificati circa dodici anni fa.