Il pronto soccorso è completato ma non può aprire. I locali sono allestiti, le postazioni informatiche installate, gli sportelli delle aree mediche numerati e dotati di targhe ma tutto giace al buio, a porte chiuse. Il reparto, ormai nuovo di zecca dopo le opere di restyling al piano terra dell'ospedale San Giovanni Bosco, è al centro di proteste e manifestazioni che ne chiedono l'attivazione. Dopo la conversione della struttura in Covid hospital, i primi di novembre del 2020, l'ospedale è ritornato al suo funzionamento ordinario a maggio del 2022, restando però orfano del pronto soccorso. Questa carenza incide inevitabilmente sul numero di accessi che i pronto soccorsi napoletani devono assorbire a fronte della mancanza di un secondo pronto soccorso, quello del Loreto Mare, anche in questo caso, inattivo per la conversione in Covid hospital.
Nella mappa dei pronto soccorso cittadini, dunque, manca quello del Loreto Mare, dove sono attivi i reparti di specialistica, la diagnostica e i servizi di laboratorio per il territorio e manca quello del San Giovanni Bosco dove è attivo solo il pronto soccorso ostetrico e i reparti di specialistica, oltre alla diagnostica e al laboratorio.
In città sono presenti anche i pronto soccorso dell'ospedale Evangelico Betania a Ponticelli e del Fatebenfratelli a Posillipo ma i numeri degli accessi crescono significativamente nella zona collinare dove superano i 90 ingressi al giorno al Cto e arrivano a cifre da record al Cardarelli. Nel primo caso, dove c'è la media quotidiana di 75 codici gialli, il direttore Anna Iervolino farà «scorrere le graduatorie dei medici d'urgenza per affrontare nelle prossime settimane il picco influenzale». Al Cardarelli, invece, la pressione degli accessi provoca puntualmente la «saturazione della capacità ricettiva» del presidio come accaduto anche venerdì. Si tratta di un ospedale con casi ad elevata complessità dove si è registrata, a novembre, una media giornaliera di 11 codici rossi e 73 gialli. Un ospedale che come tutti fa i conti con «la fuga drammatica di medici e infermieri dei servizi di emergenza» spiega Antonio d'Amore, direttore generale del Cardarelli.
La riapertura dei due pronto soccorso è stato definito un problema «ampio e complesso» nel documento di quattro pagine in cui l'Asl napoletana risponde alla Consulta popolare della salute e sanità pubblica della città di Napoli, chiarendo i motivi della mancata attivazione nelle difficoltà per il reclutamento dei medici. In pratica, non solo sussiste una grave carenza di specialisti per la Medicina e Chirurgia d'Accettazione e Urgenza ma quei pochi reclutati spesso si sono dimessi. Nel documento il direttore generale Ciro Verdoliva descrive le «numerose procedure concorsuali andate deserte» sia a tempo indeterminato che determinato, le richieste di disponibilità da altri presidi regionali e persino l'ipotesi di regimi di autoconvenzionamento che però sono irrealizzabili. «Attingiamo disponibilità di dirigenti medici e specialisti per garantire il funzionamento dei pronto soccorso aperti» si legge nel documento che auspica soluzioni dal «governo centrale» considerando che si tratta di un problema che accomuna tutti gli ospedali italiani.