Ospedale San Giovanni Bosco, mancano gli anestesisti e il pronto soccorso resta al palo

Ospedale San Giovanni Bosco, mancano gli anestesisti e il pronto soccorso resta al palo
di Ettore Mautone
Mercoledì 8 Settembre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 9 Settembre, 09:23
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San Giovanni Bosco, anestesisti al lumicino e carenza di personale di altre discipline, a cominciare dai radiologi, che segnano una nuova emergenza per il presidio della Doganella nella ripresa post-Covid. La riapertura del pronto soccorso, dopo tre mesi, resta al palo e l'ospedale procede col freno tirato anche nelle attività chirurgiche ordinarie. Dalla fine di giugno il presidio della Asl Napoli 1 non è più un Covid center ma la grave carenza di specialisti, in alcune discipline chiave impiegate nelle aree di emergenza, continua a intralciare un difficile ritorno alla normalità delle attività ordinarie. Una nuova allerta è scattata una settimana fa quando la direzione sanitaria di presidio è stata informata dai reparti della grave carenza di specialisti, tale da limitare le attività alle ore mattutine e soltanto per cinque sedute operatorie a settimana. L'ultima tegola è il dirottamento di due specialisti ambulatoriali dal San Giovanni Bosco ad attività sul territorio per parte dell'orario prestato finora all'ospedale. Anche la Day surgery ne risente, una delle eccellenze del presidio: oggi opera per tre volte a settimana, il lunedì, martedì e venerdì mentre il complesso operatorio centrale, dotato di 4 sale, ne impegna soltanto una al giorno e in orati limitati a disposizione delle varie branche chirurgiche per una sola seduta a settimana fino alle 14. Anche al presidio intermedio di Barra, dove si opera in regime ambulatoriale, i turni sono coperti per tre volte a settimana ma a volte si scende a due in quanto gli anestesisti disponibili sono insufficienti. Mancano poi i radiologi per cui allo stato è impossibile aprire il pronto soccorso sia ostetrico sia generale.

Scenario in cui le liste di attesa si allungano ma è l'intero ospedale ne risente tra pensionamenti e abbandoni.

Resta ferma la volontà del management della Asl di rilanciare lo storico presidio della Doganella inserito nel piano ospedaliero come Dipartimento di emergenza di I livello ma lo scoglio del personale è difficile da superare e si staglia all'orizzonte ormai in tutti i dipartimenti di emergenza della città, Cardarelli e 118 compresi. Non è un caso che le ultime borse di specializzazione in medicina di urgenza e di anestesia su scala nazionale per 560 e 160 specialisti non sono state assegnate per mancanza di aspiranti. Il San Giovanni Bosco è l'ospedale dove fu curato e salvato in extremis Arturo, il ragazzo che a via Foria, nel dicembre del 2017, restò vittima di un accoltellamento alla gola. Oggi la rete dei pronto soccorso in città va rivista: il Loreto è fuori gioco per il Covid, il San Giovanni Bosco è al palo per la penuria di camici bianchi, gli Incurabili è chiuso e restano il San Paolo e il Pellegrini insieme all'ospedale del mare a drenare le urgenze in città con il Cardarelli e il Cto mentre i policlinici chiedono di accelerare per partecipare alla rete dei soccorso. Molti operatori e utenti dei comitati di quartiere del San Giovanni Bosco temono un lento declino. La Asl ha invece bene in mente le ragioni e necessità del rilancio. Nel piatto ci sono anche 18 milioni già stanziati per le ristrutturazioni. L'unico ostacolo organizzativo resta dunque il reclutamento del personale.

 

Dopo il no alla possibilità di una convenzione, giunto dal Cardarelli e dall'Azienda dei Colli, a loro volta a corto di medici delle discipline chiave, da lunedì 6 settembre le attività alla Doganella hanno ripreso con una sola seduta operatoria a settimana per ciascuna delle discipline chirurgiche (Neurochirurgia, Ostetricia, Chirurgia vascolare, Ortopedia e Chirurgia generale). Per tutte le altre funzioni al San Giovanni Bosco però lavorano ben 600 dipendenti che assicurano 20 posti di Medicina generale, 8 di Cardiologia (il primario è andato in pensione), 6 di Terapia intensiva coronarica, 14 di Chirurgia generale, 15 di Neurochirurgia, 7 di Chirurgia vascolare, altrettanti di Ortopedia, 4 di Terapia intensiva a uso interno, 7 di Ostetricia e 6 di neonatologia mentre sono stati trasferiti e persi negli anni Otorino, Ematologia, Maxillo facciale, Oculistica. 

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