Ospedale San Paolo di Napoli, pronto soccorso senza medici: barelle e carichi insostenibili

Ospedale San Paolo di Napoli, pronto soccorso senza medici: barelle e carichi insostenibili
di Ettore Mautone
Martedì 28 Gennaio 2020, 07:22 - Ultimo agg. 12:46
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Carenza di medici e difficoltà a coprire i turni di pronto soccorso all’ospedale San Paolo. Ospedale che in questo picco influenzale scoppia di pazienti sistemati in Osservazione breve e in Medicina di urgenza. Al lavoro, nella prima linea del San Paolo, sono rimasti solo 6 medici (di cui 1 con funzioni di responsabile). A puntellare le defezioni, i pensionamenti, i trasferimenti e le assegnazioni ad altri incarichi che si registrano da mesi sono altre 5 unità mediche che dovrebbero lavorare altrove sul territorio. Specialisti ambulatoriali o personale del 118 la cui rete è a sua volta a corto di dottori.

Vuoti in organico, pericolose lacune che non consentono la copertura dei turni per il personale che si alterna tra Pronto soccorso, Osservazione breve e Medicina di urgenza. Nonostante siano state adottate tutte le misure organizzative possibili, con l’attribuzione di turni in regime di prestazioni aggiuntive e straordinari pescando tra il personale della Medicina generale dello stesso presidio a partire dal mese di febbraio, al venir meno della disponibilità per gli straordinari della maggior parte dei medici ormai allo stremo, si paventa - come sottolinea uno nota interna della direzione sanitaria - l’impossibilità di garantire anche i soli turni delle postazioni di pronto soccorso con il rischio di interruzione di pubblico servizio. In attesa che giungano forze fresche dal reclutamento, per concorso, di nuove unità mediche per tamponare la situazione sono stati assegnati due medici del reparto di Medicina generale alla Medicina di urgenza. 

A completare il quadro ci sono sono da contemperare le croniche carenze di anestesisti, i pochi ortopedici (ridotti a sole 3 unità), i chirurghi di nuovo pochi nonostante i trasferimenti dagli Incurabili di sei mesi fa (smembrati dallo storico gruppo che assolveva soprattutto a funzioni di polo di chirurgia oncologica e che registra continue fughe verso altre strutture). E poi l’Urologia compressa in una sola stanza per visite e consulenze ma senza il reparto in quanto assegnato alla Cardiologia che non apre  (dotata di 20 posti letto è in attesa dell’arrivo, ormai imminente, di infermieri e Oss). 

Il risultato di tutto ciò? Tante barelle, pazienti in Osservazione in condizioni critiche e in attesa di un posto in reparto, la Medicina di urgenza che scoppia con 8 posti letto e 16 barelle in più, pazienti con patologie cardiologiche che non hanno ancora una degenza certa mentre tutto grava sulle spalle dei pochi medici rimasti nell’area dell’emergenza. Qui l’organico è sottodimensionato ormai di 11 unità mediche e i turni di lavoro raggiungono le 18 ore senza riposi notturni mentre le ferie e i permessi sono solo un lontano ricordo a fronte di carichi di lavoro pesantissimi e richieste di assistenza ad alta intensità. Mercoledì è atteso un vertice con il manager della Asl Ciro Verdoliva ala ricerca di soluzioni che arrivano da un lato con la nuova infornata di infermieri mentre per i medici la richiesta dei sindacati della dirigenza medica (Anaao, Cimo e Cisl in prima fila) è di riportare in azienda, a Fuorigrotta, la nutrita pattuglia di ex specializzandi del San Paolo che oggi lavorano con contratti a ore (specialisti ambulatoriali) o da volontari soprattutto presso il presidio di Pozzuoli ripristinando al più presto condizioni assistenziali più idonee al fabbisogno dei pazienti e ai diritti dei medici di lavorare in sicurezza e con ritmi adeguati alle previsioni contrattuali.
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