Ospedali, a Napoli mancano 500 medici: «A rischio l'assistenza sanitaria»

Soltanto Cardarelli ha un organico sotto di 280 unità mediche

Ospedali, mancano 500 medici a Napoli
Ospedali, mancano 500 medici a Napoli
di Ettore Mautone
Domenica 8 Gennaio 2023, 22:50 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 15:00
4 Minuti di Lettura

Ospedali: somiglia a una gruviera la mappa delle carenze a Napoli. Sono oltre 500 i medici che mancano all’appello nelle corsie, un esercito di camici bianchi che raddoppiano se si considerano anche infermieri, tecnici sanitari e Oss indispensabili come i primi per far funzionare al meglio i servizi di cura. Senza contare il territorio dove tra specialistica ambulatoriale, medicina di famiglia e pediatria di base, sempre più rimaneggiate, ci sono crescenti difficoltà a rimpiazzare le fughe e fronteggiare abbandoni e pensionamenti.

Cominciamo dal Cardarelli: l’organico della più grande fabbrica della salute in città, dotata di un pronto soccorso completo per tutte le discipline, è sotto di 280 unità mediche di cui una quarantina almeno da impiegare nell’area dell’emergenza e del pronto soccorso. Qui in pochi anni sono andati via decine di specialistici ripiegati in altri servizi. Un’emorragia di alte professionalità che continua alimentata dai colpi inferti dai ritmi di lavoro impossibili, dallo stress perennemente oltre il livello di guardia e dalle continue aggressioni in una prima linea che arriva a macinare 300 accessi al giorno di media. Medicina di urgenza, anestesiologia, radiologia, chirurgia, medicina interna, ginecologia, le discipline maggiormente carenti. All’elenco dei buchi in organico si aggiungono 230 operatori sociosanitari, 10 psicologi, 20 tecnici sanitari delle varie aree soprattutto laboratorio e radiologia e circa 15 amministrativi. 

Passiamo alla Asl Napoli 1: tralasciando il Loreto, destinato a diventare ospedale di Comunità al San Giovanni Bosco il pronto soccorso è fermo (servirebbero una decina di specialisti) e ciascuna delle aree disciplinari (dalla anestesiologia alla cardiologia, dalla chirurgia, alla internistica e neurologia e neurochirurgia, dalla ortopedia alla ginecologia, lavorano con alcuni turni scoperti e una trentina di caselle da occupare nei reparti. Allargando lo sguardo d’insieme all’intera struttura ospedaliera della Asl (San Paolo, Pellegrini e Ospedale del Mare) la carenza più sentita resta quella dei medici d’emergenza e pronto soccorso: ne mancano almeno 30 all’appello da distribuire tra i vari presidi. Gravemente sguarnito di dottori anche il servizio 118: sulle ambulanze ne mancano almeno 40, quelli che si sono allontanati negli ultimi due anni dopo aver dato le dimissioni, passando alla medicina generale. I motivi? Dalla pandemia alle mancate gratificazioni professionali e economiche che stanno portando forse irrimediabilmente il servizio a non poter assolvere al meglio la sua funzione di diagnosi e terapia. In totale mancano 64 medici sulle ambulanze, 41 infermieri, 72 autisti.

Per il comparto infermieri, al netto delle carenze e delle possibilità di ottimizzarne la distribuzione tra le unità operative, andrebbero incentivate alcune assegnazioni in pronto soccorso e al 118 aree sempre disertate per i noti motivi. All’ultimo concorso per infermieri dedicato al 118 con circa 350 in graduatoria la Asl è arrivata al posto numero 100 ma hanno accettato solo in 6. 

Video

In questo quadro a tinte fosche l’azienda dei Colli ha in corso l’aggiornamento del piano dei fabbisogni. “Oltre che di numeri – spiega il manager Anna Iervolino - bisognerebbe parlare di competenze specifiche. In radiologia ad esempio, a noi servirebbe chi sia in grado di fare Tac cranio e Tac cuore che non sono facili reperire sul mercato del lavoro al pari di altri specialisti. Entro l’anno dovremmo colmare i vuoti”. Per le aziende ospedaliere Universitarie la novità è nella legge di Bilancio regionale: «Dopo anni i due Policlinici di Napoli – spiega la presidente della Scuola della Federico II Maria Triassi – sono stati riconosciuti Aziende ospedaliere universitarie. Stando all’articolo 44 della legge approvata a fine anno dal Consiglio regionale entro 6 mesi potremo attivare tutti i 900 posti letto nostri e lo stesso potrà fare la Vanvitelli per un totale di 1400 posti letto. Ovviamente servirebbe il reclutamento, per noi, di almeno un centinaio di medici, altrettanti infermieri e tecnici per garantire l’assistenza e anche rendere sostenibile la formazione e invece siamo ancora limitati al 25% del turn over di chi va in pensione. Il nodo del personale va sbloccato a livello nazionale e magari accompagnato ritardando fino ai 70 anni e oltre il pensionamento. Una partita fondamentale per fare delle Università poli pienamente integrati nella rete ospedaliera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA