Ounas, il rapinatore confessa: «Così l'ho seguito dal Vomero a Posillipo»

Ounas, il rapinatore confessa: «Così l'ho seguito dal Vomero a Posillipo»
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 22 Dicembre 2021, 12:00 - Ultimo agg. 15:42
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Dice di aver notato la sua auto - una Lamborghini - e di averlo seguito fin sotto casa. Da piazza Europa a Posillipo, dallo sbocco della tangenziale del Vomero fino al condominio esclusivo della sua preda, il calciatore del Napoli, Adam Mohamed Ounas. E non è tutto. Sostiene di non aver capito sulle prime che la vittima fosse il talento franco-algerino, di averlo scoperto solo nelle ore successive, quando la notizia era ormai finita sul circuito on line. Ha reso alcune ammissioni, questa mattina è atteso dinanzi al gip per la convalida del fermo di polizia. Eccolo il rapinatore di Posillipo, ha 44 anni e una sfilza di precedenti specifici. È stato arrestato due giorni fa, raggiunto da un fermo di pm, frutto del lavoro degli uomini della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, con l'accusa di aver impugnato un'arma e di aver messo a segno una rapina destinata a finire su giornali e circuiti social. Si chiama C.D.P., residente in via Teano (nei pressi di Secondigliano), particolarmente attivo nel rione Sanità. Non uno sconosciuto per gli archivi di polizia, ma uno che vanta una serie di precedenti per fatti di rapina. 

Stava scontando una condanna che sarebbe finita nel 2024 ed era stato affidato ai servizi sociali, al punto da risultare alle dipendenze di un distributore di carburanti come dipendente in prova.

E invece quel giorno - parliamo di sabato scorso -, il rapinatore era in sella a uno scooter rubato e oggetto di ricettazione, a caccia della preda di turno. È stato trovato in strada, poi condotto all'interno della sua abitazione, dove è stata rinvenuta l'arma (un modello replica) usata per rapinare l'atleta azzurro. In tasca aveva una punta di trapano, di quelle che potrebbero servire per infrangere finestrini o forzare serrature. Una volta posto di fronte all'evidenza, l'uomo ha fornito alcune ammissioni, a partire da un dato su tutti: non sapeva di aver rapinato un calciatore, una notizia che sarebbe stata appresa solo in un secondo momento, sull'onda dell'eco mediatica che investe i calciatori del Napoli. E proprio sulla scorta della pubblicità dell'evento, che si giustifica il pericolo di fuga che sta alla base del fermo (chiesto dal pm Antonello Ardituro): «C'è l'immotivata convinzione che aver vessato una persona del mondo dello spettacolo o del calcio comporti una reazione massiccia da parte delle forze dell'ordine». 

Difeso dal penalista Valentino Di Ludovico, l'indagato questa mattina avrà modo di replicare alle accuse o confermare alcuni spunti finora emersi nel corso dell'udienza di convalida del fermo di polizia. Ma come sono arrivati gli inquirenti al rapinatore 45enne? Decisive le immagini delle telecamere all'interno del parco di Posillipo dove risiede Ounas. Ma anche le cosiddette catturatarghe, che hanno consentito di ricostruire tutta la mattinata del malvivente, prima e dopo il colpo ai danni del calciatore. Si parte da piazza Europa, zona dove l'uomo aveva preso a ronzare in scooter, all'altezza dell'uscita della tangenziale del Vomero. È qui che spunta la Lamborghini guidata da Ounas, che arriva nel quartiere collinare dopo una seduta di allenamento a Castelvolturno. Non passa inosservato, lì nel traffico di un sabato mattina a pochi giorni da Natale. Inizia l'inseguimento, che si conclude a Posillipo. A questo punto, il malvivente attende l'apertura del cancello, poi blocca il comando di chiusura piazzando lo scooter davanti alla cellula, portando a termine l'assalto: eccolo al centro della telecamera, vestito di nero con il casco integrale. Mostra la pistola al calciatore, che non batte ciglio, non accenna alcuna reazione e gli consegna il borsello. Rapina riuscita, portati via alcuni braccialetti (modello tennis) del valore di tremila euro. Fine della storia, con Ounas che vola a Milano e che non fa neppure in tempo a sporgere denuncia. Ma non è finita. È ancora il catturatarghe a condurre gli inquirenti sotto casa del malvivente, a cui non resta che abbozzare qualche spiegazione. Trovata l'arma usata per la rapina, manca la refurtiva, oggi la convalida per il rapinatore finito a Poggioreale per un colpo a una vittima eccellente (a insaputa dello stesso rapinatore).

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