Palamara, la Procura di Napoli indaga sulle intercettazioni: sospesa la società dei trojan

Palamara, la Procura di Napoli indaga sulle intercettazioni: sospesa la società dei trojan
di Leandro Del Gaudio
Martedì 18 Maggio 2021, 07:30 - Ultimo agg. 20:03
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Avrebbero intercettato il retroscena del cosiddetto caso Palamara - il terremoto che si è abbattuto sulle nomine dei magistrati - usando alcuni server negli uffici della Procura di Napoli. Avrebbero captato le conversazioni tra l'ex leader di Unicost, l'ex sottosegretario Cosimo Ferri e l'ex ministro allo sport Luca Lotti (solo per citare qualche nome), utilizzando un sistema informatico che non era presente a Roma o a Perugia (uffici interessati dalle indagini), ma dall'edificio E/5 del centro direzionale che, come sanno i lettori del Mattino, ospita i locali della Procura di Napoli. Una anomalia, una probabile anomalia formale, che ha spinto i difensori di Luca Palamara (radiato pro tempore dalla magistratura e sotto inchiesta penale a Perugia, per un rapporto sospetto con un imprenditore) a sporgere denuncia.

Perché Napoli? Una domanda che ha provocato contromosse, che ha spinto la Procura partenopea di Gianni Melillo a mettere in campo una serie di verifiche sulla società informatica - la Rcs spa - titolare di alcune deleghe per le intercettazioni ambientali. In sintesi, dopo gli esposti degli avvocati di Ferri e Palamara, la Procura di Napoli ha deciso di vederci chiaro, adottando una soluzione all'insegna dell'equilibrio: da un lato vengono sospese le deleghe alla Rcs spa per le indagini prossime venture; dall'altro si conferma il lavoro in corso, alla luce di deleghe e contratti già formalizzati, nel tentativo di evitare un vulnus su fascicoli ancora top secret.

Eccola l'onda lunga del caso Palamara, in una storia che va raccontata dall'inizio e che riguarda più di una Procura in Italia. Sono stati i magistrati fiorentini a notificare il decreto di sequestro a carico di Duilio Bianchi e Fabio Cameirana (entrambi in forza alla Rcs spa). In sintesi, scrivono a Firenze, «avrebbero effettuato attività di intercettazione telematica (il cosiddetto Trojan) attiva con captatore informatico denominato Carrier, utilizzando un Ip che sarebbe associato ad un server allocato presso gli uffici della Procura di Napoli». Tradotto in parole semplici, se fosse vera questa circostanza, non si capisce per quale motivo è stato utilizzato un server della Procura di Napoli per ascoltare i dialoghi all'hotel Champagne della primavera del 2019, quella - per inciso - sulle nomine delle Procure di Roma e Firenze e che ha terremotato un pezzo di sistema giudiziario italiano. Falso ideologico e frode in pubbliche forniture sono le accuse mosse a Firenze, ma si muove anche Napoli. Sospese le intercettazioni nuove, massima cautela sulle ambientali in corso. Verifiche sul server che vede lavorare in parallelo gli inquirenti di Napoli e di Firenze (interessata dal gioco degli incastri di competenze ad indagare su toghe o ex magistrati), secondo quanto emerso ieri dall'udienza a carico di Palamara, nella vicenda battuta dalla Procura di Perugia (che indaga per i reati che coinvolgono i magistrati della Capitale). È in questa occasione che è emersa la storia del decreto con cui le Procure di Napoli e Firenze hanno disposto l'ispezione al server presente nel capoluogo partenopeo e usato dalla Rcs per captare il telefonino di Palamara, in uno scenario che fa i conti anche con le testimonianze raccolte.

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Scrivono i magistrati fiorentini nel decreto di sequestro: dall'interrogatorio di Duilio Bianchi e dalle indagini svolte, è emerso che nel 2019 vi sarebbe stato lo spostamento di una parte degli apparati che componevano il sistema della Rcs spa dall'isola E/7 del Centro direzionale (dove insiste una sede secondaria della Rcs) ai locali dell'isola E/5, corrispondenti alle sale server ubicate nella sede della Procura della Repubblica di Napoli. Un trasloco fisico che sarebbe avvenuto il 4 aprile del 2019, da cui sarebbero poi transitate le intercettazioni ambientali che hanno alimentato il cosiddetto caso Palamara.

Una vicenda che ruota attorno a una perizia su uno degli organi di polizia giudiziaria maggiormente impegnati sul campo della sicurezza informatica, che dovrebbe essere depositata nel corso del processo perugino a carico di Palamara. Un punto di snodo centrale per comprendere la tenuta degli elementi posti a fondamento delle accuse al cosiddetto «sistema» Palamara, ma anche sulla correttezza del lavoro svolto a Napoli da una ditta privata ingaggiata per il grande ascolto delle informazioni captate con il virus spia usato su cellulari e personal computer. 

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