Avrebbero intercettato il retroscena del cosiddetto caso Palamara - il terremoto che si è abbattuto sulle nomine dei magistrati - usando alcuni server negli uffici della Procura di Napoli. Avrebbero captato le conversazioni tra l'ex leader di Unicost, l'ex sottosegretario Cosimo Ferri e l'ex ministro allo sport Luca Lotti (solo per citare qualche nome), utilizzando un sistema informatico che non era presente a Roma o a Perugia (uffici interessati dalle indagini), ma dall'edificio E/5 del centro direzionale che, come sanno i lettori del Mattino, ospita i locali della Procura di Napoli. Una anomalia, una probabile anomalia formale, che ha spinto i difensori di Luca Palamara (radiato pro tempore dalla magistratura e sotto inchiesta penale a Perugia, per un rapporto sospetto con un imprenditore) a sporgere denuncia.
Perché Napoli? Una domanda che ha provocato contromosse, che ha spinto la Procura partenopea di Gianni Melillo a mettere in campo una serie di verifiche sulla società informatica - la Rcs spa - titolare di alcune deleghe per le intercettazioni ambientali. In sintesi, dopo gli esposti degli avvocati di Ferri e Palamara, la Procura di Napoli ha deciso di vederci chiaro, adottando una soluzione all'insegna dell'equilibrio: da un lato vengono sospese le deleghe alla Rcs spa per le indagini prossime venture; dall'altro si conferma il lavoro in corso, alla luce di deleghe e contratti già formalizzati, nel tentativo di evitare un vulnus su fascicoli ancora top secret.
Scrivono i magistrati fiorentini nel decreto di sequestro: dall'interrogatorio di Duilio Bianchi e dalle indagini svolte, è emerso che nel 2019 vi sarebbe stato lo spostamento di una parte degli apparati che componevano il sistema della Rcs spa dall'isola E/7 del Centro direzionale (dove insiste una sede secondaria della Rcs) ai locali dell'isola E/5, corrispondenti alle sale server ubicate nella sede della Procura della Repubblica di Napoli. Un trasloco fisico che sarebbe avvenuto il 4 aprile del 2019, da cui sarebbero poi transitate le intercettazioni ambientali che hanno alimentato il cosiddetto caso Palamara.
Una vicenda che ruota attorno a una perizia su uno degli organi di polizia giudiziaria maggiormente impegnati sul campo della sicurezza informatica, che dovrebbe essere depositata nel corso del processo perugino a carico di Palamara. Un punto di snodo centrale per comprendere la tenuta degli elementi posti a fondamento delle accuse al cosiddetto «sistema» Palamara, ma anche sulla correttezza del lavoro svolto a Napoli da una ditta privata ingaggiata per il grande ascolto delle informazioni captate con il virus spia usato su cellulari e personal computer.