Palazzo d'Avalos a Napoli, danno al patrimonio: ecco i tre indagati

Palazzo d'Avalos a Napoli, danno al patrimonio: ecco i tre indagati
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 11 Novembre 2019, 07:53 - Ultimo agg. 12 Novembre, 07:30
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Vogliono capire se qualcuno ha autorizzato e reso possibile il frazionamento di Palazzo d'Avalos. Hanno sequestrato carte, hanno analizzato verbali, pareri, mail, ricostruzioni topografiche e varianti, con un solo obiettivo: capire se corrisponda al vero quanto denunciato in questi mesi da alcune associazioni «volte alla tutela del patrimonio storico», a proposito di un ipotetico «frazionamento di un edificio storico, sottoposto a vincolo».

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Un'ipotesi che vede coinvolti tre indagati, si tratta dei due ex soprintendenti Giorgio Cozzolino e Luciano Garella, e della imprenditrice Tiziana Ferlaino, l'architetto a capo della società Vasto srl, che acquistò l'edificio nei primi anni Novanta, con una mission aziendale dichiarata: restaurare Palazzo D'Avalos, riportare un edificio monumentale ai fasti di un tempo, portarlo fuori dal degrado del recente passato. Tre nomi, tre indagati per un'ipotesi di danno al patrimonio monumentale, sulla scorta del progetto presentato dalla Vasto srl, approvato dalla Sovrintendenza e dal Comune di Napoli, nel corso di un iter amministrativo che ha inizio nel 2014. In sintesi, la Procura di Napoli punta a verificare quanto denunciato da alcune associazioni per capire se - tra un parere e una delibera, tra una bozza di progetto e una variante -, ci sia stato il via libera a frazionare l'antico salone degli specchi della famiglia d'Avalos o il piano nobile (primo piano) o se, più in generale, ci sia stato l'ok alla creazione di un'ottantina di appartamenti da vendere al migliore offerente (a mo' di bed and breakfast di lusso).

LA DIFESA
Nulla di tutto ciò, dicono alla Vasto srl, con tanto di progetti approvati alla mano: «Ipotesi del tutto infondate, come sarà verificato da un'indagine a questo punto doverosa. Nessuno ha mai avanzato una richiesta del genere, non c'è intenzione di aggredire l'edificio, di frazionarlo. Ben vengano le verifiche, abbiamo fornito la nostra collaborazione per chiarire che il progetto è rispettoso del valore storico del palazzo e dei suoi spazi: non vogliamo costruire ottanta mini appartamenti, come pure abbiamo sentito dire in questi mesi. Idea folle che ci fa rabbrividire». Seduta alla sua scrivania negli uffici della Vasto srl, al piano terra di Palazzo D'Avalos, Tiziana Ferlaino è circondata dai suoi più stretti collaboratori. È assistita dal penalista Sebastiano Giaquinto e, sin dalle prime tappe dell'inchiesta, ha mostrato piena disponibilità a fornire chiarimenti e a cooperare con le forze di pg. Figlia dell'ingegnere Corrado Ferlaino, la manager è stata raggiunta lo scorso settembre da un avviso di proroga delle indagini, assieme ai due ex sovrintendenti Cozzolino e Garella: in sintesi, la Procura avvisa i tre indagati che chiede al gip altri sei mesi per portare a termine le verifiche sul progetto e sulla denuncia di alcune associazioni. Inchiesta condotta dai pm Giugni, Raimondi e Simeone, sotto il coordinamento dell'aggiunto Vincenzo Piscitelli, che verte quasi interamente sull'analisi delle carte dell'iter amministrativo (al Comune, in Sovrintendenza e alla Vasto) sequestrate lo scorso gennaio. Riflettori su un progetto presentato nel 2014 e che incassa almeno tre nulla osta della Sovrintendenza, oltre alla ratifica del Comune; ma anche sulla variante del progetto che finisce dinanzi al Tar, in una partita che fa registrare un epilogo inatteso: smussati gli angoli, si registra una piena condivisione sul progetto della Vasto srl, anche per quanto riguarda il piano nobile, da parte della stessa ricorrente Italia Nostra.

Intanto però si attendono le conclusioni dei pm, per verificare se c'è stata qualche forzatura che potrebbe danneggiare un bene vincolato. Spiega ancora Tiziana Ferlaino: «Il progetto è rispettoso della natura tipologica del palazzo, avendo tutelato tutti gli ambienti nella loro conformazione spaziale. La vocazione culturale viene confermata, mi riferisco al salone degli specchi, al secondo piano, e alla destinazione dell'edificio stesso. Con il nostro progetto, ci saranno 36 appartamenti come c'erano in passato, non sono previsti quartini o mini appartamenti come qualcuno si ostina a dire in questi giorni». Intanto, a tenere in vita il progetto, dopo i primi interventi di restauro nel palazzetto di vico Vasto (sempre visionato da ispettori della sovrintendenza), ci sono i finanziamenti di un fondo privato che punta ad investire sullo storico edificio di via dei Mille: trenta milioni di euro, per ripristinare l'antica cancellata salvata durante la seconda guerra mondiale e riaccendere le luci su affreschi, baldacchini e sull'ormai leggendario salone degli specchi.

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