Palazzo Moscati, sgomberati cinque immobili a Napoli: uno degli abusivi minaccia il suicidio

Liberato dopo cinque anni lo stabile - di patrimonio del Comune - dove il medico dei poveri ha vissuto e lavorato

Lo sgombero di palazzo Moscati
Lo sgombero di palazzo Moscati
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 2 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 09:04
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Dopo cinque anni di sgomberi annunciati e mai realizzati, stavolta la nuova amministrazione comunale non ha tergiversato. Ieri mattina, così come era stato programmato dal giorno precedente, è stato concluso lo sgombero dei cinque nuclei familiari rimasti a palazzo Moscati, lo stabile - di patrimonio del Comune - dove il medico dei poveri ha vissuto e lavorato. Una situazione che perdurava dal 2018, da quando crollò proprio un solaio dell'appartamento di San Giuseppe Moscati, sollevando il problema della sicurezza strutturale dell'edificio. Evacuate per ragioni di sicurezza tutte le famiglie, solo uno degli appartamenti al terzo piano - proprio quello di Moscati - era abusivamente occupato e su esso pendeva un provvedimento di sequestro di Procura e Prefettura. Ore di tensione sin dal mattino, ma alle 16 le operazioni di sgombero sono state concluse con l'ausilio di circa 100 agenti tra polizia municipale, vigili del fuoco e forze dell'ordine. A favore dei nuclei familiari sgomberati in condizioni di vulnerabilità il Comune ha previsto un contributo straordinario di 5mila euro o del 50% per un canone di locazione. Il caso più spinoso riguardava l'appartamento occupato abusivamente. All'interno vivevano ancora un uomo con la sua compagna e il nipote di 13 anni.

 

Quando ieri mattina sono arrivate le forze dell'ordine in via Cisterna dell'Olio, l'uomo si è barricato in casa e minacciato di buttarsi dal balcone, poi ha aperto la bombola del gas. Solo con l'abilità delle forze dell'ordine, l'intervento di un'assistente sociale del Comune e la mediazione di due consiglieri comunali - Sergio D'Angelo e Luigi Carbone - si è riusciti a far giungere a più miti consigli l'occupante dell'immobile.

Per lui - che versa in condizioni fisiche precarie e con fragilità emotive - l'amministrazione comunale ha predisposto che possa essere ospitato per 15 giorni in un albergo e poi l'assegnazione di un immobile confiscato alla criminalità organizzata. «Non voglio andarci - diceva l'uomo con sua moglie agli agenti - perché già ci sono stato in un bene confiscato e venivano dei camorristi a minacciarmi chiedendomi anche dei soldi». Una famiglia con dinamiche complesse già finite sotto la lente d'ingrandimento degli assistenti sociali comunali. La figlia dell'uomo già anni addietro aveva denunciato le violenze subite dal marito e, per questo motivo, è attualmente ospitata con i figli più piccoli in una casa-famiglia. Storie angoscianti, ma non si poteva far altro che sgomberare il palazzo dal momento che per il Comune esiste un rischio per l'incolumità di chi vi risiede. 

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Ben diversa la situazione degli altri inquilini. Tutti gli altri, ieri mattina, hanno lasciato gli appartamenti senza opporre alcuna resistenza. Per loro ci sarà probabilmente ancora un lungo contenzioso con il Comune dal momento che sostengono di aver sostenuto spese consistenti per la messa in sicurezza del proprio appartamento. «Martedì - spiega l'avvocato Luigi Vitagliano, che cura gli interessi della famiglia Del Gaudio - siamo stati fino alle 21 al Comune per parlare con i tecnici. Abbiamo visionato uno studio commissionato dall'Ente pagato 70mila euro nel quale viene spiegato che l'appartamento dei miei assistiti è agibile. Solo l'appartamento di Moscati è pericolante, eppure hanno sfrattato lo stesso anche le altre famiglie». Il Comune potrebbe ora cedere il palazzo dopo averlo messo in sicurezza, lì potrebbe sorgere un museo dedicato al medico dei poveri. 

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