Palloncini, cuori, pupazzi di peluche
al Santobono rinasce la speranza

Palloncini, cuori, pupazzi di peluche al Santobono rinasce la speranza
di Giuliana Covella
Venerdì 10 Maggio 2019, 08:36
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«Parlerò con i giornalisti solo quando mia figlia uscirà da qui». Tania Esposito, la mamma di Noemi, affida ai medici del Santobono le poche parole che riesce a proferire di fronte all'assalto mediatico che la aspetta ogni giorno fuori all'ospedale. Capelli neri lunghi, fisico esile e grandi occhi scuri, la donna vive ormai 24 ore al giorno in una piccola sala destinata alle famiglie dei piccoli degenti, per non lasciare la sua Noemi. Insieme con il marito Fabio preferisce non parlare con i cronisti, chiedendo di rispettare il loro dolore. Ma appare più fiduciosa dopo l'ultimo bollettino medico sulle condizioni della figlia. Intanto continua il via vai di gente all'ingresso dell'ospedale, specie di mamme e bambini.
 
Come madre non riesco a farmene una ragione. Specie se penso che ho una figlia di 9 anni che potrebbe trovarsi in quel letto al posto di Noemi. Dobbiamo pregare, solo un miracolo può salvarla». Silvia passa tutti i giorni da via Mario Fiore, dove c'è l'ingresso principale del Santobono. Come tanti altri passanti, la donna non sa darsi pace per la tragedia sfiorata. E anche se le condizioni di Noemi sono migliorate, continuano ad arrivarle messaggi di fede e speranza. Un andirivieni di mamme, bambini, nonni quello che si snoda davanti al Santobono, dove ogni giorno aumentano striscioni, disegni, lettere, immagini sacre, rosari.

Ad ogni ora non c'è passante che non si fermi, come davanti a un altarino, a fotografare i pensieri che qualcuno in forma anonima o firmandosi ha voluto lasciare per la bimba, ancora ricoverata nel reparto di Rianimazione. «Noemi è anche nostra figlia», si legge su un lenzuolo bianco con impressi dei cuori. Daniela, Alfonso, Antonio, Maria, Francesco e tanti altri sono i nomi che firmano lo striscione «Il gruppo Pecora Tours si stringe intorno alla piccola Noemi», al di sotto del quale c'è un peluche di Snoopy lasciato da un bambino, come spiega un vigilantes.
E ancora, le immagini di Annalisa Durante, di Madonne, santi, finanche della «serva di Dio» Angela Iacobellis affissa accanto a una bambola dai capelli rosa. «Forse la stessa con cui Noemi tornerebbe a giocare se la vedesse - commenta Rita, una donna sulla cinquantina che si ferma a fotografare ogni dettaglio con il suo smartphone - non so perché ma mi ricorda la tragedia di Sarah Scazzi. Seguo molto questi casi in tv e anche allora ho provato una grande sofferenza. Anche se le situazioni sono diverse, prego per Noemi e sua madre».
A fermarsi davanti a quel piccolo santuario di fede allestito fuori all'ospedale pediatrico tanti papà e nonni. Come Antonio Pariante, del Comitato di Portosalvo: «Abito a pochi passi da qui ed era doveroso da cittadino venire ad informarmi sulle condizioni della bimba. Le istituzioni però non fanno abbastanza contro l'escalation di violenza a Napoli. Chi dovrebbe scendere in piazza inoltre è la Chiesa. Ci vorrebbe un esercito di sacerdoti nei quartieri più difficili, dove accade che una bimba di 4 anni venga ferita».
ARTURO
Tra i tanti genitori che hanno voluto esprimere vicinanza alla famiglia di Noemi anche Maria Luisa Iavarone, arrivata ieri pomeriggio in ospedale in forma privata insieme al figlio Arturo. «Ho incontrato i genitori della piccola, che all'inizio erano scettici, pensando fossi una giornalista. Poi hanno capito che ero andata solo per portare loro la mia solidarietà di madre e il mio impegno concreto. Con me - aggiunge - ha chiesto di venire mio figlio, che ha voluto donare a Noemi il ciondolo che gli avevano regalato quando era in ospedale. «Così - mi ha detto - porterà fortuna anche a lei»».
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