“L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Questa la frase incisa su una targa posta sulla panchina blu dei lavoratori Whirlpool in piazza Dante. Un frammento dell'articolo uno della costituzione che gli impiegati della multinazionale non hanno scelto a caso. Queste poche righe infatti, così come la scritta “Napoli non molla”, sono state concepite per essere un simbolo di lotta in difesa della dignità lavorativa.
«In questi giorni il tema del lavoro è tornato in tutta la sua drammaticità – afferma il sindaco di Napoli Luigi de Magistris – soprattutto con la morte della povera Luana. La scritta che abbiamo voluto mettere su questa panchina, è potente nella sua forza così come nella sua “non attuazione”. Purtroppo il diritto al lavoro non viene applicato e ne sono testimonianza i lavoratori della Whirlpool. Da due anni chiediamo al governo, ed ora ai ministri del presidente Draghi, di rispondere subito con azioni concrete ed immediate. Purtroppo sino ad oggi non vediamo nessun cambiamento concreto rispetto al passato».
Una vertenza quindi che dopo quasi due anni non ha mai avuto una svolta. Nessuna alternativa ad una chiusura che adesso sembra concerta. Anche per questo la panchina blu, ideata dai lavoratori ed approvata dall'amministrazione comunale, vuole essere un ulteriore simbolo di contestazione e resistenza.
«La panchina è il simbolo della lotta ad ogni discriminazione – affermano Antonio Accurso segretario aggiunto Uilm Campania e la lavoratrice Italia Orofino – ed anche la nostra vuole smuovere le coscienze. L'abbiamo voluta blu perchè questo è il colore delle nostre tute. Di quelle “divise” che vogliamo ancora continuare ad indossare. Sarà il l'emblema di tutti quelli che non hanno intenzione di mollare e che vogliono continuare a lavorare senza arrendersi. Neanche in situazioni come la nostra o difronte allo sfruttamento che c'è in tanti ambienti di lavoro. La Whirlpool non può fare carta straccia degli accordi presi in passato. Questo non lo permetteremo e faremo di tutto affinché quello degli uomini e delle donne del sito di Napoli, non sia un tragico precedente per altri lavoratori nel paese».