Pandora Papers, i nomi italiani: i fondi neri del boss della camorra Amato e di Ancelotti

Pandora Papers, i nomi italiani: i fondi neri del boss della camorra Amato e di Ancelotti
di Giuseppe Crimaldi e Luigi Sabino
Martedì 5 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 6 Ottobre, 17:46
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Politici, primi ministri, magnati della finanza, calciatori, ma non solo. Negli elenchi dei “Pandora Papers” spuntano anche i nomi di camorristi e terroristi. Tra i conti segreti squadernati dalle pagine di un’inchiesta di giornalisti investigativi, accanto a personaggi del calibro di Re Abdallah di Giordania e Tony Blair sono spuntati anche quello del boss degli Scissionisti di Secondigliano, Raffaele Amato, e dell’ex esponente di Ordine Nuovo, Delfo Zorzi, indagato per le stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia. I “Pandora Papers” così come sono stati chiamati dal Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) che li ha elaborati sulla base di 11,9 milioni nuovi file riservati - fotografano le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali, migliaia di vip e miliardari del pianeta. 

Una lunga lista di nomi eccellenti e di paradisi fiscali. L’indagine dei giornalisti investigativi di 150 testate (per l’Italia c’è “L’Espresso”) conta 29mila titolari di conti correnti tra i quali figurano, tra gli altri, anche i nomi di Carlo Ancelotti, Pep Guardiola, Shakira, Claudia Schiffer, Julio Iglesias; ed ancora, quelli del premier ceco Andrej Babis, del presidente del Kenya Uhuru Kenyatta, dell’ex premier britannico Tony Blair.

Ancelotti, sotto indagine in Spagna per le sue tasse nel 2013 e nel 2015, in coincidenza con la sua prima tappa alla guida della panchina del Real Madrid, avrebbe utilizzato una società delle Isole Vergini britanniche per gestire i suoi diritti d’immagine.

Paradisi fiscali, società offshore ma anche il riciclaggio di milioni di euro provenienti dal narcotraffico. Sono gli elementi essenziali del segmento che riguarda il boss della camorra di Secondigliano Raffaele Amato. Il suo nome è legato a un’operazione immobiliare in Spagna, dove il boss avrebbe acquistato due terreni, uno a Malaga, l’altro a Marbella, investendo capitali illeciti opportunamente “ripuliti” attraverso un complesso giro di finanziarie, società e banche straniere. 

 

In realtà di questa operazione, gli investigatori italiani erano già venuti a conoscenza nel 2009 quando, nel corso di un’attività conclusasi con l’arresto di decine di appartenenti all’organizzazione criminale, si scoprì che il boss, attraverso alcuni prestanome, tra cui la moglie, Elmelinda Pagano, aveva trasferito ingenti somme presso la “Banque Monegasque de Gestion” di Montecarlo. I soldi, circa tre milioni di euro, sarebbero dovuti servire per permettere ad Amato e al suo sodalizio criminale di entrare nel mercato immobiliare iberico, all’epoca in forte espansione. Nell’operazione, un ruolo fondamentale sarebbe stato giocato da Riccardo Fusari, ex funzionario dell’istituto di credito e, soprattutto, dalla Moores Rawland International, società di gestione, anche questa con sede nel Principato di Monaco. A questa società, o meglio a una sua controllata, la panamense Radnor Investments SA, i “soci” di Amato conferiscono, infatti, il mandato per sottoscrivere 10mila azioni, del valore nominale di un dollaro l’una, della “Palm Tree Service Ltd”, con sede nelle Isole Vergini Britanniche, altro paradiso fiscale. Quest’ultima società, a sua volta, stipula un nuovo contratto fiduciario con l’inglese “Starfield Investments Limited”, anche questa direttamente riconducibile alla “Moores Rawland”. Compito della Starfield è quello di acquistare il totale controllo della “La Mer Vacanze Immobiliare” di Barcellona, società che di fatto acquisterà i terreni nei pressi di Marbella e Malaga per conto di Amato. Un gioco di scatole cinesi, un’illusione fatta di artifizi finanziari. 

Nell’elenco finisce anche l’ex nazifascista Delfo Zorzi, intercettato dalla polizia italiana nel 1997 mentre era latitante, utilizzava per le comunicazioni più riservate un telefonino intestato alla filiale svizzera di una misteriosa società offshore. I “Pandora Papers” - come rivela “L’Espresso” - documentano che Zorzi era cliente della Fidinam, società fiduciaria svizzera controllata da prestigiosi avvocati ed ex magistrati, che aveva registrato quel cliente con il suo nuovo nome giapponese, Hagen Roi, ottenuto a Tokyo dove vive dagli anni ‘70.

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