Parco Verde di Caivano, blitz del generale dei carabinieri in chiesa: «Noi ci siamo»

Parco Verde di Caivano, blitz del generale dei carabinieri in chiesa: «Noi ci siamo»
di Marco Di Caterino
Lunedì 8 Novembre 2021, 08:00 - Ultimo agg. 9 Novembre, 08:01
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Una domenica particolare, per gli abitanti del Parco Verde abituati a cercare la normalità dentro il cancello della parrocchia di San Paolo Apostolo, sempre aperta e piena di fedeli tutti i giorni. Ma quella di ieri è stata davvero una giornata da ricordare per quanti si sono recati alla messa di mezzogiorno, l'agorà della fede professata con orgoglio. Perché tra i fedeli che seguivano la celebrazione di don Maurizio Patriciello, appena prima della lettura del Vangelo sono entrati i carabinieri. Ma non quelli che appena dodici ore prima avevano messo a ferro e fuoco il rione assediando le piazze di spaccio. A sedersi su una panca, tra la gente, sono stati il generale Enrico Scandone, al vertice del Comando provinciale di Napoli, e il tenente Antonio La Motta, comandante della stazione di Caivano, che lo ha accompagnato. La presenza dei due ufficiali in divisa ha sorpreso il parroco, che ha ripreso a celebrare dopo qualche secondo di pausa, senza però nascondere un sorriso compiaciuto. Nessun brusio tra le navate. Nessun commento, ma volti che rimandavano soddisfazione discreta per la presenza di un generale lì in chiesa, nel Parco Verde, il regno del male, come uno di loro. 

Quando don Maurizio ha pronunciato la formula la messa è finita andata in pace, il generale si è alzato per uscire.

Ma il sacerdote, emozionato, ha esclamato: «Siamo felici ed è bello avervi qui, tra la gente perbene del Parco Verde», e lo ha invitato a salire sull'altare. L'alto ufficiale si è fermato. Forse ci ha pensato un attimo. Poi, letteralmente sospinto da un caloroso applauso, si è diretto verso don Patriciello, che subito gli ha passato il microfono. E il generale, con la praticità del militari che vanno subito al sodo, ha detto: «Noi non veniamo qui solo per i disonesti o quando succede qualcosa di brutto. Noi siamo qui per essere vicini nella normalità alle persone oneste che vivono in questo quartiere. Vogliamo esserci soprattutto nella quotidianità e non solo nell'emergenza. È il nostro servizio, è questa la missione dell'Arma e di tutti i carabinieri: quella di essere a fianco a chi ha bisogno di noi». Parole accolte con un secondo applauso ancora più convinto. Il generale ha poi continuato: «I carabinieri devono essere un punto di riferimento sempre. Anche qui molte persone ci hanno avvicinato per esprimere la felicità di vederci, pur tuttavia esprimendo con garbo la preoccupazione per la delinquenza e l'amarezza di essere etichettati tutti come delinquenti, quando invece nel quartiere vive anche gente onestà che ha paura. E proprio per questo - ha concluso Enrico Scandone - ho voluto essere qui questa mattina, nella casa di Dio, per ribadire qual è il senso della nostra presenza, quella di essere vicini ai tanti onesti». 

Nemmeno il tempo di far evaporare queste ultime parole che è ripartito un terzo applauso, seguito da tante strette di mano al generale, il sigillo a un patto nato sul momento, basato sulla fiducia. Un sermone laico, entrato nel cuore dei presenti e visibilmente apprezzato da don Patriciello, in tante occasioni costretto a denunciare la lontananza delle istituzioni da quel rione oppresso dalla violenza camorristica. Quindi Patriciello ha invitato i due ufficiali a registrare un videomessaggio per Luigi, dieci anni, ricoverato al Gaslini di Genova, l'ospedale diventato un punto di riferimento per i bambini della Terra dei Fuochi. «Siamo qui come vedi caro Luigi, al sicuro con i carabinieri, quindi stai sereno e tranquillo. Tutti noi, prendendo a prestito quello che tu dici sempre, ti auguriamo con forza di mandare avanti Gesù, perché ci pensa lui». Commosso, il generale ha ribadito l'impegno dei carabinieri nella lotta alla Terra dei Fuochi.

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Il parroco e il generale si sono salutati sul sagrato, dove appena un giorno fa, mentre don Maurizio veniva intervistato da una giornalista Rai sulla tragica fine di Antonio Natale, una donna del clan ha gridato: «Don Maurizio è tutta colpa tua. Mo' quanto pigli per l'intervista», prima di allontanarsi sbraitando termini irripetibili. Don Maurizio si è affidato a San Paolo, che porta il nome della sua parrocchia. Perché San Paolo, l'apostolo gentile è stato il principale missionario del Vangelo di Gesù tra i pagani greci e romani. Un nome e un destino da seguire. Qui, dove la faccia e l'animo dei pagani ha l'aspetto della camorra più spietata. 

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