Antonio Garofalo, 52 anni, è il nuovo rettore dell'Università degli Studi Parthenope. Ventotto anni prima, in questi stessi luoghi, si laureò con 110 e lode in Economia del Commercio Internazionale e Mercati Valutari con il professor Salvatore Vinci, «guida umana e professionale», quando ancora si chiamava Istituto universitario Navale. Per alcuni anni è stato uno dei tanti cervelli in fuga ma il destino era segnato: l'occasione di rientrare è arrivata nel 2001 con un concorso da ricercatore alla Parthenope dove diventerà ordinario in Economia Politica cinque anni dopo. Candidato unico, il sessennio di Garofalo inizia con il 97% di voti favorevoli e il 3% di schede bianche.
Rettore Garofalo, lei inizia il suo programma presentando dodici linee strategiche molto ambiziose.
«È vero, ho obiettivi ambiziosi ma sei anni non sono pochi e c'è tempo per riuscire a metterli a segno tutti.
La classifica del Censis riporta altri risultati però.
«A mio avviso ha elementi fortemente opinabili, molti dei quali non di competenza degli atenei, mentre altri, più concernenti, invece sono marginalizzati o hanno peso minore. I loro indicatori andrebbero revisionati e considerati solo tre fattori: terzo settore, ricerca e didattica».
Quali saranno i primi obiettivi da realizzare da rettore?
«Comincerò subito da un processo di semplificazione amministrativa, l'obiettivo è procedere in una vera e propria rivoluzione. Il secondo passo riguarda una revisione dell'offerta formativa. Nel tempo il nostro ateneo è cresciuto: l'anno scorso del 19%, e quest'anno oltre il 2%, in controtendenza al dato sia nazionale che regionale. Ovvero gli studenti gradiscono la nostra offerta formativa ma dobbiamo prendere atto che registriamo una perdita nella specialistica, quindi iniziano con noi per poi spostarsi fuori regione. L'impegno è dunque di rivedere proprio questa proposta per mantenerli alla Parthenope, attualizzandola verso tematiche più in voga e anche tenendo presente la situazione economica».
Creerà nuovi corsi di studio?
«Ne ho in mente alcuni che rispondono alle richieste del mondo del lavoro, interpretano i cambiamenti in atto e anticipano quelli attesi per il futuro. Penso a corsi di studio sul tema della sostenibilità declinata in modalità interdisciplinare, altri collegati al digitale, argomenti ormai consueti come big data. Il prossimo anno accademico nella sede di Nola inoltre partiremo con tre nuovi corsi di studio: oltre a Economia & Management, avremo due triennali in Ingegneria e Scienze Informatiche per la Cybersecurity e in Scienze Motorie, e una magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza. La novità è nella modalità: didattica mista».
Anomala come scelta.
«Il Covid ha dato una spinta verso la digitalizzazione. Prima utilizzavamo solo in parte alcuni strumenti quindi vogliamo sperimentare una didattica mista, ma, preciso, non vogliamo diventare un ateneo telematico. A Nola offriremo due giorni a settimana in presenza, uno in remoto ma con una dinamica diversa, creata per aumentare l'interazione con gli studenti. Quindi il digitale diventa uno strumento innovativo. Online aumenteremo le attività di segreteria, che possono essere svolte anche da remoto, e i corsi per studenti lavoratori, per aiutarli a pianificare meglio le lezioni. Infine l'internazionalizzazione, cui tengo molto. Con il Covid la mobilità è stata ridotta sia in ingresso che in uscita e proprio per questo la Parthenope dovrà fare molto. Non solo con le collaborazioni, ma inserendo più corsi in lingua inglese per attrarre studenti stranieri in maniera stabile».