Patto sicurezza per Napoli: tutti i nodi tra fondi, tempi e numeri

Patto sicurezza per Napoli: tutti i nodi tra fondi, tempi e numeri
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 20 Gennaio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 13:01
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Quattro anni dopo, si torna a parlare di una piattaforma comune in grado di collegare i dati della dispersione scolastica. Quattro anni dopo la trasferta del Csm a Napoli, fortemente voluta per fronteggiare babygang e disagio giovanile, viene tirato fuori di nuovo un progetto che sa di già visto, almeno da queste parti. Quale? Quello legato alla creazione di una piattaforma telematica in grado di collegare tutte le informazioni sul profilo didattico dei singoli alunni, monitoraggio costante dei casi critici, con segnalazioni in tempo reale dalle scuole ai comuni, dalla prefettura agli uffici di Procura. Tutto molto bello, se non fosse per il fatto che questa intuizione venne già data in pasto alla stampa dai consiglieri del Csm e dai vertici degli uffici giudiziari addirittura nel 2018, in occasione della visita del carcere di Nisida di un'intera commissione di Palazzo dei Marescialli. Quattro anni dopo, «l'esigenza di dare vita a una piattaforma informatica», sostenuta con doverosa onestà intellettuale dal ministro Luciana Lamorgese nel corso della conferenza stampa in Prefettura, basta da sola a raccontare la storia di un ritardo. Evasione scolastica, segnalazioni poco tempestive, ci risiamo. Ed è solo uno dei nodi legato al Patto per Napoli ufficializzato ieri alla presenza dei vertici degli enti locali e degli uffici giudiziari. A porte chiuse, il numero uno del Viminale ha dovuto prendere atto dello scollamento esistente tra istituti scolastici e autorità giudiziarie o amministrative del territorio, quando un ragazzo chiude i conti con la scuola. Passano mesi, se non addirittura un anno e più, prima che scatti una segnalazione adeguata. Ma entriamo comunque nelle pieghe del patto. 

 

Sei capitoli, 31 articoli, diverse aree di intervento. Si va dall'esigenza di rafforzare la sorveglianza nell'area metropolitana (anche grazie al ruolo di privati, che godrebbero di sgravi fiscali), al contrasto a movida selvaggia, per arrivare poi a provvedimenti in grado di fronteggiare babygang (fenomeno collegato al videocontrollo, ma anche all'evasione scolastica), per poi arrivare a un impegno di tutte le istituzioni per migliorare la ricezione turistica del territorio. E non è tutto. Nel Patto si fa esplicito riferimento all'emergenza casa, sia in relazione all'incubo sfratti, per i quali sono previsti «interventi in favore di morosità incolpevole» (legati allo stato di indigenza di chi non può pagare un canone); sia in relazione all'altra faccia dell'emergenza casa a Napoli: le occupazioni abusive degli alloggi pubblici, che quasi sempre nascondono una gestione criminale del patrimonio comunale da parte dei clan cittadini. Stando ai capitoli del protocollo firmato ieri mattina sotto l'egida del prefetto Claudio Palomba, c'è anche un riferimento a una zona a burocrazia zero, che punta a semplificare ogni genere di procedura amministrativa a favore di chi investe sul territorio, specie per quanto riguarda il comparto turistico. 

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Un piano unitario e velleitario al tempo stesso, che affronta tutti gli aspetti del pianeta sicurezza a Napoli, come ha spiegato il ministro Lamorgese: «Cosa c'è di diverso rispetto ai protocolli presentati alla stampa negli anni scorsi? Una questione di metodo, perché coinvolgiamo i privati, la chiesa e la scuola tanto che, attorno a questo tavolo, era più giusto che ci fosse anche il ministro all'Istruzione, che ovviamente non mancherà di svolgere il proprio contributo qui a Napoli».

Ma sono anche altri i punti su cui va tastato il pacchetto di interventi lanciato ieri: parliamo dei tempi e delle voci di spesa che non sono chiarissime. Chi finanzia, a stretto giro, l'apertura delle scuole nel pomeriggio, nelle zone maggiormente a rischio evasione scolastica del territorio? E quanto tempo ci vuole per allestire una piattaforma telematica in grado di sintetizzare in modo efficace i dati sulla fuga tra i banchi? Questioni su cui, è logico pensare che ci sia stato un chiarimento a più voci nel dietro le quinte del comitato per l'ordine pubblico al cospetto del capo del Viminale. 

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